Ero al balcone della tua fortuna e guardavo un cavallo, o monumento, pari a un discorso fisso senza data. Se tu domandi ciò che vedo intorno alla giustizia, ti dirò che il volto della paura ha un senso maledetto, ti dirò che cercare il rosmarino o le felci nel buio di un teatro è come ricordare il paradiso e i colli della prima giovinezza, ti dirò di cercar la voce nuova di cui io forse sono sentimento e che profonda come la tua voce mi tolse dall'inferno del sapere. Quella cultura che forse mi devasta non è altro che un suono dell'amore e la chiusura della sua speranza: egli morì di folle sentimento come attaccato a un germe di vergogna e si rinnova in estasi profonda e si rinnova a ogni rinverdire di fronde, come fosse là nel solco di quel cortile cieco e maledetto dove questo poema si conclude dentro una forza fredda di natura.
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