A cosa serve indugiare, rimanere dietro la tendina che si annerisce, guardare il miraggio in faccia, quando la malforme primavera fa scorrere la sua sciabica nell'isolato dei single: un balenio di nafta nel cervello, il ventilatore sfiletta il fumo, e nel nido di un palchetto sul retro gracchia una vecchia comédienne.
Già il tuo profumo mi ferì. Quando ti scottasti le dita, sentii un bruciore in mano. Ma il periodo di grazia è passato, è tempo, finalmente, che finisca ciò che un tempo era eterno: l'accendino fiammeggia, tira via il miraggio dal volto, batto il pugno sul gioco, distruggo un'altra nave aliena.
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