Se potessi mescolare la rabbia alle onde dell'acqua, troverei scampo dalle cose che mi inseguono come se fiutassero nelle stanze delle mia mente tutte le paure e quelle passioni sigillate con crudele astinenza e omissioni. Mi porta via dal male il forte ondeggio, trasporta verso orizzonte tutti gli sbagli che hanno alzato con gli anni una diga contro le pareti fragili della carne.
A volte parlo al fiume e sembro un folle, uno che preferisce annegare la sua rabbia pur di smaltire i profondi dolori così abili a succhiarti i pensieri dal silenzio. E resto in riva come una scarpa usata a costruirmi un'arca per il cuore che non ha mai smaltito il cadavere dei suoi peccati spesso, troppo spesso annodati al credo.
A volte parlo al fiume e guardo in alto. Non mi resta altro. Non mi resta altro.
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