Un uomo semplice

Sono un uomo seduto.
Guardo con la coda dell’occhio l’inverno
mentre lui osserva me.
Ci piacciamo.
Le nostre sono brevi conversazioni.
Io sono un uomo seduto che parla alla morte
usando i colori che gli sono rimasti in tasca.
L’uomo seduto sbriciola pane agli angeli
e li ubriaca con i suoi sogni,
dopo ogni mezzanotte che ha smarrito l’orologio
dentro lancette più grandi e quasi umane.
Io sono un uomo seduto che fa circolare le favole
per gli orizzonti
e sono un uomo seduto che brinda con l’amore
quando trova nella bottiglia un pieno di stima.
Resto seduto per aspettare la mia tempesta.
Perché mi domandano spesso gli angeli?
Perché a furia di cadere
ho imparato ad alzarmi
anche quando le mie gambe sono di pietra
e le mie mani un pezzo di granito.
E come fai?
Sebbene seduto, io mi alzo con l’anima
fino a vedere gli alberi
fino a parlare agli angeli
degli uomini davanti alle tempeste
e oltre i fari.
Io sono un uomo seduto
ma quando cammino
mi alzo sul cuore
e vado avanti coi respiri
fino dove mi porteranno i sogni.
Composta lunedì 7 febbraio 2011

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