Si intrufola dalla porta di servizio, di soppiatto oltrepassa la cucina, il salotto, l'ingresso, sale le scale ed entra in camera. Si china sul mio letto e dice che è venuto a uccidermi. L'opera la compirà a stadi.
Prima le unghie dei piedi verranno spuntate, poi gli alluci eccetera fino a che nulla rimanga di me. Stacca uno strumentucolo dal portachiavi, e inizia. Sento il Lago dei Cigni dallo stereo di un vicino e comincio a canticchiare.
Quanto tempo trascorra, non so dire. Ma quando torno in me sento che dice di essere al collo e che non è in grado di continuare perché è stanco. Gli dico che ha fatto abbastanza, che dovrebbe rincasare, riposare. Mi ringrazia e se ne va.
Resto sempre stupefatto da quanto si accontenti di poco certa gente.
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