Il condannato a morte nella sua cella immagina il proprio spazio di quattro metri per quattro come un grande paese. Suppone che i rilievi del pavimento sono gli accidenti del terreno e una lunga fila di formiche è la carovana di automobili che fugge dalla città. Lui è Dio e ha compassione di quelli che si trovano là sotto, di quelli che sono fuori, perché non hanno tempo per sognare e hanno bisogno di molti oggetti per sentirsi bene. S'inventa una storia e ci si diverte con la libertà che manca agli umani. Ride. Con la pena capitale fissata per il giorno dopo possiede un altro vantaggio sul mondo: conosce l'ora esatta della propria morte.
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