Il verginale, il bello e il vivace presente Con un colpo dell'ala ebbra ecco ci spezza Il duro lago obliato chiuso dal trasparente Ghiacciaio di quei voli che mai seppero altezza!
Un cigno d'altri giorni se stesso a ricordare S'abbandona magnifico, ma ormai senza rimedio Per non aver cantato la plaga ove migrare Quando già dello sterile inverno splenda il tedio.
Questa bianca agonia inflitta nello spazio Al collo che lo nega lo scuoterà di strazio, Ma non l'orror del suolo dove sta prigioniero.
Forma che dona ai luoghi il suo candor di giglio, Il Cigno senza moto nell'inutile esilio Si veste del disprezzo d'un gelido pensiero.
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