Gentile Nelae, tu al collo candido Lascia che scendano le chiome d'auro, E alle mie tempio adatta Sacro ad Apollo un lauro. Al suon armonico di nostre cetere Vengon su i Zefiri le Grazie tenere, Che per udir tua voce Abbandonano Venere. Esci dal semplice tetto pacifico, Dell'igneo Cintio s'ascose il raggio; E all'umid'ombra siedi Meco dell'ampio faggio. O bianca Nelae, non esser timida, In ore tacite fra bosco atrissimo Tu sai ch'io ti favello Sol d'un amor purissimo. Di noi la candida fia testimonio Luna che tacita irraggia l'aria; Nè la temer, ché anch'essa Amò il pastor di Caria. Ve' riscintillano nel viso garrulo Gli astri che fulgidi sembra che ridano, E perfin gli usignuoli Par che a noi soli arridano. Fanciulla amabile, canta i bei numeri. Ma qual per l'aere di velo a foggia Nube si stende? - ah certo Vicina è a noi la pioggia. Presto fuggiamoci dal negro turbine; Il tempo placido oh corno è instabile! Ah non vorrei che il fossi Tu pur, fanciulla amabile.
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