Le monete, il bastone, il portachiavi, la pronta serratura, i tardi appunti che non potranno leggere i miei scarsi giorni, le carte da giunco e gli scacchi, un libro e tra le pagine appassita la viola, monumento d'una sera di certo inobliabile e obliata, il rosso specchio a occidente in cui arde illusoria un'aurora. Quante cose, atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi, ci servono come taciti schiavi, senza sguardo, stranamente segrete! Dureranno piú in là del nostro oblio; non sapran mai che ce ne siamo andati.
borges è poeta a prescindere dalla lingua, pur tradotti i suoi versi trasmettono il senso di ogni singola parola, se è così nella traduzione cosa sarà mai nella ligua originale
Finalmente l'ho trovata! La cercavo da anni su tutti i testi borgesiani che mi sono passati tra le mani. Una quindicina di anni fa l'hanno letta alla radio, ma non è presente sull'opera omnia di Borges che possiedo...è una fulminante riflessione sulla vita e sulle umane vanità.
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