Non so perché quella sera, fossero i troppi profumi del banchetto... irrequietezza della primavera... un'indefinita pesantezza mi gravava sul petto, un vuoto infinito mi sentivo nel cuore... ero stanco, avvilito, di malumore. Non so perché, io non avea mangiato, e pure sentendomi sazio come un re digiuno ero come un mendico, chi sa perché? Non avvevo preso parte alle allegre risate, ai parlar consueti degli amici gai o lieti, tutto m'era sembrato sconcio, tutto m'era parso osceno, non per un senso vano di moralità, che in me non c'è, e nessuno s'era curato di me, chi sa... O la sconcezza era in me... o c'era l'ultimo avanzo della purità. M'era, chi sa perché, sembrata quella sera terribilmente pesa la gamba che la buona vicina di destra teneva sulla mia fino dalla minestra. E in fondo... non era che una vecchia usanza, vecchia quanto il mondo. La vicina di sinistra, chi sa perché, non mi aveva assestato che un colpetto alla fine del pranzo, al caffè; e ficcatomi in bocca mezzo confetto s'era voltata in là, quasi volendo dire: "ah!, ci sei anche te".
Quando tutti si furno alzati, e si furono sparpagliati negli angoli, pei vani delle finestre, sui divani di qualche romito salottino, io, non visto, scivolai nel giardino per prendere un po' d'aria. E subito mi parve d'essere liberato, la freschezza dell'aria irruppe nel mio petto risolutamente, e il mio petto si sentì sollevato dalla vaga e ignota pena dopo i molti profumi della cena. Bella sera luminosa! Fresca, di primavera. Pura e serena. Milioni di stelle sembravano sorridere amorose dal firmamento quasi un'immane cupola d'argento. Come mi sentivo contento! Ampie, robuste piante dall'ombre generose, sotto voi passeggiare, sotto la vostra sana protezione obliare, ritrovare i nostri pensieri più cari, sognare casti ideali, sperare, sperare, dimenticare tutti i mali del mondo, degli uomini, peccati e debolezze, miserie, viltà, tutte le nefandezze; tra voi fiori sorridere, tra i vostri profumi soavi, angelica carezza di frescura, esseri pura della natura. Oh! com'è bello sentirsi libero cittadino solo, nel cuore di un giardino. -Zz... Zz -Che c'è? -Zz... Zz... -Chi è? M'avvicinai donde veniva il segnale, all'angolo del viale una rosa voluminosa si spampanava sulle spalle in maniera scandalosa il décolletè. -Non dico mica a te. Fo cenno a quel gruppo di bocciuoli che son sulla spalliera, ma non vale la pena. Magri affari stasera, questi bravi figliuoli non sono in vena. -Ma tu chi sei? Che fai? -Bella, sono una rosa, non m'hai ancora veduta? Sono una rosa e faccio la prostituta. -Te? -Io, sì, che male c'è? -Una rosa! -Una rosa, perché? All'angolo del viale aspetto per guadagnarmi il pane, fo qualcosa di male? -Oh! -Che diavolo ti piglia? Credi che sien migliori, i fiori, in seno alla famiglia? Voltati, dietro a te, lo vedi quel cespuglio di quattro personcine, due grandi e due bambine? Due rose e due bocciuoli? Sono il padre, la madre, coi figlioli. Se la intendono... e bene, tra fratello e sorella, il padre se la fa colla figliola, la madre col figliolo... Che cara famigliola! È ancor miglior partito farsi pagar l'amore a ore, che farsi maltrattare da un porco di marito. Quell'oca dell'ortensia, senza nessun costrutto, fa sì finir tutto da quel coglione del girasole. Vedi quei due garofani al canto della strada? Come sono eleganti! Campano alle spalle delle loro amanti che fanno la puttana come me. -Oh! Oh! - Oh! ciel che casi strani, due garofani ruffiani. E lo vedi quel giglio, lì, al ceppo di quel tiglio? Che arietta ingenua e casta! Ah! Ah! Lo vedi? È un pederasta. -No! No! Non più! Basta -Mio caro, e ci posso far qualcosa io, se il giglio è pederasta, se puttana è la rosa? -Anche voi! -Che maraviglia! Lesbica è la vaniglia. E il narciso, quello specchio di candore, si masturba quando è in petto alle signore. -Anche voi! Candidi, azzurri, rosei, vellutati, profumati fiori... -E la violaciocca, fa certi lavoretti con la bocca... -Nell'ora sì fugace che v'è data... -E la medesima violetta, beghina d'ogni fiore? fa lunghe processioni di devozione al Signore, poi... all'ombra dell'erbetta, vedessi cosa mostra al ciclamino... povero lilli, è la più gran vergogna corrompere un bambino -misero pasto delle passioni. Levai la testa al cielo per trovare un respiro, mi sembrò dalle stelle pungermi malefici bisbigli, e il firmamento mi cadesse addosso come coltre di spilli. Prono mi gettai sulla terra bussando con tutto il corpo affranto: -Basta! Basta! Ho paura. Dio, abbi pietà dell'ultimo tuo figlio. Aprimi un nascondiglio fuori della natura!
...Ora, dopo il 5,5 da me attribuito come falsus procurator di Impenitente, la media è 9,29 in 24 voti...
Praticamente identica.
Che b*r*u*t*t*a sensazione, tra distratti ed astenuti, quella dell'impotenza a correggere la furia testarda e inarrestabile delle cieche acclamazioni popolari...
Mah...
Speriamo non capiti la stessa cosa tra un mese.
Rivisito questa pagina a 18 mesi di distanza dall'ultimo commento, e trovo i Fiori di Palazzeschi a media 9,48 in 23 voti. E mi viene da pensare che, in fin dei conti, di quanti voti sono stati dati, il 5,5 espresso ma non attribuito dal "nemico" Impenitente era l'unico che si distaccava dal coro, avvicinandosi, sia pure con moderazione, alla mia opinione.
Strano andamento delle cose umane: spesso fanno più questioni tra loro fratelli, cugini e parenti, di quanto ne facciano due eserciti schierati su fronti diametralmente opposti. A ben vedere, la medesima cosa si ripete oggi in politica, a un mese dalle elezioni...
Mah...
9,48 in 23 voti...
Bene, Sig. Freda, constato con piacere che ha scelto la strada più consona ad un gentiluomo quale Lei certamente è. Scontrarsi mostrando i muscoli ed elargendo insulti è più adatto ad un infimo bar di quart’ordine che non ad una congrega colta e distinta quale qui, su questo sito, noi tutti possiamo considerarci. Non so dirLe se un giorno diventeremo amici ma posso sin d’ora confermarLe che nel mio DNA, tra le tante alchimie chimiche, v’è certificato il codice della lealtà e del rispetto, anche per il nemico! Ed anzi: tanto maggiore e più alto fosse il livello dello scontro, quanto più imperitura e certa sarebbe la considerazione e il rispetto che nutrirei per l’avversario del momento. Più che di amici accondiscendenti e plaudenti, d’un nemico fiero e leale ha bisogno il libero pensatore per confutare le proprie idee.
In tal senso, per quanto mi riguarda, bene hanno fatto le nostri comuni amiche a non intervenire. Per forza di cose, infatti, avrebbero dovuto prendere una posizione pregiudiziale giacché, fino ad un certo momento, non era chiaro né cosa intendesse Lei né a cosa mirassi io: la loro, sarebbe stata una scelta di campo, uno schierarsi più per fede che per convinzione. Nella loro saggezza, dimostrando grande equilibrio, hanno giustamente preferito attendere. E dalla piega che hanno preso i fatti, non può che scaturire maggiore stima per tutti. Mi permetta infine d’intercedere a favore di Flavia-Bea alla cui mente brillante si può certo perdonare qualunque piccola miopia.
Per quanto mi riguarda il suo chiarimento relativo all’ormai famoso commento #7, seppur sintetico, è bastevole e sufficiente: ora, infatti, comprendo la sfumatura che non riuscivo a cogliere prima e, di conseguenza, capisco lo spirito con cui ha espresso la sua opinione.
Ma lasci però che le dica ora la mia, di opinione, visto che ancora non ho avuto modo di farlo!
Valido il tema della denuncia sociale; originale l’utilizzo del simbolismo adottato; non sempre fluido lo stile; scarsa la sottolineatura drammatica; vivace l’ironia che in qualche caso, però, incespica in un fastidioso autocompiacimento; inutilmente lunga l’esposizione e a tratti vagamente ridondante. In definitiva, un lavoro buono nelle intenzioni ma modesto nel risultato finale.
Come mia abitudine non esprimo alcun voto con le stelline preferendo scriverlo in chiaro qui: 5 e mezzo.
Commenti