Non seppi mai il suo nome né il tempo le concesse l'attimo di darmi l'anima e non il corpo di sciogliere le labbra nelle mie. Notte di un'estate inquieta pregna di oblio, desideri e umori maledetta ed arida quanto basta per essere preda dei propri amori, fu l'aria che saliva dalla valle, respiro denso di resina a fronde soffio inquieto che girava in tondo nell'aurea danza della vita, fu la luce fioca ed il silenzio il mare calmo a far da sfondo la sua carne debole... eccitante lo sguardo sempre più profondo. Non seppi mai il suo nome, ...e lei neppure chiese il mio forse fu così che in fondo non ci fu nemmeno il tempo dell'addio.
Commenti