Sfrigolano le stelle sul pane fresco delle mie ore mentre in onde il grano m'affoga di cielo e fiorisco nel volo degli uccelli parlando con l'eco gridando vallate frantumandomi il volto nella danza sincopata dei semafori metropolitani.
Un miglio d'oro mi legge la carne misurando in numeri vuoti la corsa del mio respiro la danza stanca del mio sguardo e nella coppa delle mani si versa la notte che bevo come un'acqua d'oblio.
Si schiude la mia bocca in petali al mattino.
Sul duplice urto del giorno e della notte mi scorre nelle vene l'acqua del mare, ed i miei sogni sono ali di corallo correnti d'alghe ed il gracidare delle rane.
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