A te mi legava un tenue filo mentre t'immergevi negli anfratti delle grotte marine popolate di strani pesci colorati e di coralli; poi mi apparivi sorridente fra le onde che ti sommergevano e portavi in mano una conchiglia contorta che suonava come il mare.
Oh non andare più, giù nella buia spelonca sommersa, figlio mio! Tu non lo sai, ma il filo esile che guida il tuo ritorno è lo stesso che mi lega alla mia vita; e basta un nonnulla per spezzarlo.
Che posso fare io, se questa corda che ci unisce è tranciata da una selce? Ti sento annaspare e tu ti perdi nel buio labirinto; e più non trovi l'uscita nascosta che porta in superficie. Il respiro ti manca, i tuoi polmoni stanno scoppiando e apri la bocca ingurgitando acqua salata. Stai morendo.
Io so che è la tua fine, mi tremano le gambe e sento che la corda allentata si riavvolge. Il sangue mi pulsa nelle tempie, non so che cosa fare per salvarti!
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