Parola che nacque in un vomito di sangue Parola che il primo a dirla affogò in essa. Parola sempre in piedi. Parola sempre in marcia. Parola contumace nella modernità. Parola che si pronuncia coi pugni. Parola grande fino a traboccare dai margini dei dizionari. Parola di affetto facile come una curva. Parola di quattro frecce sparate verso i punti cardinali. Così rimase sradicato d'oblio ogni aneddoto su uno dei vertici più remoti del tempo i dolori umani fecero campi di concentramento per intraprendere la strada, verso quale cielo? Ognuno secondo la sua intensità prese un diverso carattere alfabetico e la parola rimase scritta: rivoluzione Poi il sole passando attraverso di essa per sprofondare nella notte accese le sue undici lettere: rivoluzione. E fu la prima insegna luminosa del mondo. Adesso è nell'uomo così come è nell'ossigeno dell'acqua. Campi, città, mari, contano una popolazione nei suoi echi. Ha sottratto lo spazio ai corpi che si dilatano. Ha violenza e distruzione di onda di vento. Penetra nelle anime con una sensualità di aratro. Cartello scritto nello spazio di due braccia erette, alziamolo con la vita.
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