Vorrei essere ombra di questo mare solitario vagante tra le viuzze dell'anima eppur così ravvicinato agli occhi. Rumori così lontani nel tempo prendono per mano quelle piccole onde sopra le quali un gabbiano talora vola basso, per poi tornare laddove nasce il fui dei tuoni e rifugiarsi in un dove che all'uomo non è dato conoscere. Le viuzze tornano ad aprirsi al circolo dei pensieri senza volerlo e un verde cristallino domina il tutto quasi a voler sussurrare un pianto muto ma avvertibile a questo mare che non sembra avere un orizzonte e che eppur si diverte ad intessere una tela di sentimenti invisibili nel caos della gente. Un breve quanto intenso suono di campane spezza apparentemente l'armonia di un'acqua amante del silenzio. Torna la voce del vento che sposta dolcemente questo misterioso atrio di bellezza, una bellezza ineccepibile e nel contempo minacciosa per chi teme ascoltarsi. La paura non scosta questo cuore ondeggiante: voglioso, al contrario, di tuffarsi nel suono di quegli uccelli intenti nel proprio armonizzarsi, nella speranza che anche quaggiù si comprenda quel canto di felicità e si riesca un giorno ad intonarlo proprio come loro.
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