Quando musica tu suoni, mia musica, su quel beato legno che alle dita gentili replica mentre conduci la vibrante armonia che mi smarrisce, quanto invidio quei tasti che in su e in giù tenendo il cavo di tua mano baciano - e dal raccolto le mie labbra escluse, lì accanto, si fan rosse a tanta audacia. Ben situazione e stato muterebbero, purché tu le sfiorassi, con quei rapidi in danza - e tu scorri sì che lieto fai morto legno più che vive labbra. Se tanta sorte hanno quegli sfrontati, dà lor le dita, a me le labbra al bacio.
Shall I compare thee to a summer's day? (Sonnet 18)
Shall I compare thee to a summer's day? Thou art more lovely and more temperate: Rough winds do shake the darling buds of May, And summer's lease hath all too short a date: Sometime too hot the eye of heaven shines, And often is his gold complexion dimm'd; And every fair from fair sometime declines, By chance, or nature's changing course untrimm'd; But thy eternal summer shall not fade, Nor lose possession of that fair thou ow'st; Nor shall Death brag thou wander'st in his shade, When in eternal lines to time thou grow'st: So long as men can breathe, or eyes can see, So long lives this, and this gives life to thee.
Fai pure del tuo peggio per sottrarti a me, ma per tutta la vita mi apparterrai: vita che non durerà più a lungo del tuo amore, perché essa completamente da quell'amore dipende. Non devo perciò temere il massimo dei mali, dal momento che il minimo di essi mi può causare la fine; esiste per me un più felice stato di questo continuo dipendere dai tuoi umori! Tu non puoi torturarmi con la tua incostanza, ne va della mia vita col tuo disdegno. Oh, quale titolo alla felicità posseggo: pago di avere il tuo affetto, contento di dover morire! C'è cosa tanto bella che non tema macchia? Tu potresti ingannarmi e io non saperlo.
La vita non è altro che un'ombra vagante: un povero attore che si pavoneggia e si agita per la sua ora sul palcoscenico, e poi tace; è un racconto recitato da un idiota gonfio di suono e di furia che non significa nulla.
Come posso ritrovare la mia pace se il ristoro del sonno mi è negato? Se l'affanno del giorno non riposa nella notte ma giorno da notte è oppresso e notte da giorno? Ed entrambi, anche se l'un l'altro ostili, d'accordo si dan mano solo per torturarmi l'uno con la fatica, l'altra con l'angoscia di esser da te lontano, sempre più lontano. Per cattivarmi il giorno gli dico che sei luce e lo abbellisci se nubi oscurano il suo cielo: così pur blandisco la cupa notte dicendo che tu inargenti la sera se non brillano stelle. Ma il giorno ogni giorno prolunga le mie pene e la notte ogni notte fa il mio dolor più greve.
Quelle labbra che Amor creò con le sue mani (Sonetto 145)
Quelle labbra che Amor creò con le sue mani bisbigliarono un suono che diceva "Io odio" a me, che per amor suo languivo: ma quando ella avvertì il mio penoso stato, subito nel suo cuore scese la pietà a rimproverar la lingua che sempre dolce soleva esprimersi nel dar miti condanne; e le insegnò a parlarmi in altro modo, "Io odio" ella emendò con un finale, che le seguì come un sereno giorno segue la notte che, simile a un demonio, dal cielo azzurro sprofonda nell'inferno. Dalle parole "Io odio" ella scacciò ogni odio e mi salvò la vita dicendomi "non te".
Oh, questa tua "nessuna speranza" racchiude una speranza immensa. "Nessuna speranza" significa una speranza così ricca che nemmeno l'ambizione può guardare più in alto.
Non mi convincerà lo specchio ch'io sia vecchio, fin quando tu e giovinezza avrete gli stessi anni; ma quando vedrò il tuo volto solcato dalle rughe, allora m'aspetto che morte termini i miei giorni. Infatti, tutto il decoro di tua bellezza non è che luminosa veste del mio cuore che vive nel tuo petto, come il tuo nel mio: e allora come potrei essere di te più vecchio? Perciò, amore mio, abbia di te gran cura, come anch'io farò, non per me, ma per tuo bene, costudendo il tuo cuore teneramente, come nutrice col suo bimbo, che non gli incolga male. Non contare sul tuo cuore quando il mio sia spento; tu me lo donasti non per averlo indietro.