Le migliori poesie di Vittorio Sereni

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Scritta da: Cheope

Ancora sulla strada di Zenna

Perché quelle piante turbate m'inteneriscono?
Forse perché ridicono che il verde si rinnova
a ogni primavera, ma non rifiorisce la gioia?
Ma non è questa volta un mio lamento
e non è primavera, è un'estate,
l'estate dei miei anni.
Sotto i miei occhi portata dalla corsa
la costa va formandosi immutata
da sempre e non la muta il mio rumore
né, più fondo, quel repentino vento che la turba
e alla prossima svolta, forse finirà.
E io potrò per ciò che muta disperarmi
portare attorno il capo bruciante di dolore.
Ma l'opaca trafila delle cose
che là dietro indovino: la carrucola nel pozzo,
la spola della teleferica nei boschi,
i minimi atti, i poveri
strumenti umani avvinti alla catena
della necessità, la lenza
buttata a vuoto nei secoli,
le scarse vite, che all'occhio di chi torna
e trova che nulla nulla è veramente mutato
si ripetono identiche,
quelle agitate braccia che presto ricadranno,
quelle inutilmente fresche mani
che si tendono a me e il privilegio
del moto mi rinfacciano.
Dunque pietà per le turbate piante
evocate per poco nella spirale del vento
che presto da me arretreranno via via
salutando salutando.
Ed ecco già mutato il mio rumore
s'impunta un attimo e poi si sfrena
fuori da sonni enormi
e un altro paesaggio gira e passa.
Vittorio Sereni
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    Appuntamento a ora insolita.

    La città - mi dico - dove l'ombra
    quasi più deliziosa è della luce
    come sfavilla tutta nuova al mattino...
    "... asciuga il temporale di stanotte"... ride
    la mia gioia tornata accanto a me
    dopo un breve distacco.
    "Asciuga al sole le sue contraddizioni"
    - torvo, già sul punto di cedere, ribatto.
    Ma la forma l'immagine il sembiante
    -d'angelo avrei detto in altri tempi -
    risorto accanto a me nella vetrina:
    "caro - mi dileggia apertamente - caro,
    con quella faccia di vacanza. E pensi
    alla città socialista?"
    Ha vinto. E già mi sciolgo: "Non
    arriverò a vederla" le rispondo.
    (Non saremo più insieme dovrei dire).
    "Ma è giusto,
    fai bene a non badarmi se dico queste cose,
    se le dico per odio di qualcuno
    o rabbia per qualcosa. Ma credi all'altra
    cosa che si fa strada in me di tanto in tanto
    che in sé le altre include e le fa splendide,
    rara come questa mattina di settembre...
    giusto di te fra me e me parlavo:
    della gioia."
    Mi prende sottobraccio.
    "Non è vero che è rara, - mi correggo - c'è,
    la si porta come una ferita
    per le strade abbaglianti. È
    quest'ora di settembre in me repressa
    per tutto un anno, è la volpe rubata che il ragazzo
    celava sotto i panni e il fianco gli straziava,
    un'arma che si reca con abuso, fuori
    dal breve sogno di una vacanza.
    Potrei
    con questa uccidere, con la sola gioia..."
    Ma dove sei, dove ti sei mai persa?
    "È a questo che penso se qualcuno
    mi parla di rivoluzione"
    dico alla vetrina ritornata deserta.
    Vittorio Sereni
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      Scritta da: Marilù Rossi

      Non sa più nulla, è alto sulle ali

      Non sa più nulla, è alto sulle ali
      il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna.
      Per questo qualcuno stanotte
      mi toccava la spalla mormorando
      di pregar per l'Europa
      mentre la Nuova Armada
      si presentava alle coste di Francia.
      Ho risposto nel sonno: - È il vento,
      il vento che fa musiche bizzarre.
      Ma se tu fossi davvero
      il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna
      prega tu se lo puoi, io sono morto
      alla guerra e alla pace.
      Questa è la musica ora:
      delle tende che sbattono sui pali.
      Non è musica d'angeli, è la mia
      sola musica e mi basta. -
      Vittorio Sereni
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Quei bambini che giocano

        Un giorno perdoneranno
        se presto ci togliamo di mezzo.
        Perdoneranno. Un giorno.
        Ma la distorsione del tempo
        il corso della vita deviato su false piste
        l'emorragia dei giorni
        dal varco del corrotto intendimento:
        questo no, non lo perdoneranno.
        Non si perdona a una donna un amore bugiardo,
        l'ameno paesaggio d'acque e foglie
        che si squarcia svelando
        radici putrefatte, melma nera.
        "D'amore non esistono peccati,
        s'infuriava un poeta ai tardi anni,
        esistono soltanto peccati contro l'amore".
        E questi no, non li perdoneranno.
        Vittorio Sereni
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          Scritta da: Cheope

          Settembre

          Già l'olea fragrante nei giardini
          d'amarezza ci punge: il lago un poco
          si ritira da noi, scopre una spiaggia
          d'aride cose,
          di remi infranti, di reti strappate.
          E il vento che illumina le vigne
          già volge ai giorni fermi queste plaghe
          da una dubbiosa brulicante estate.

          Nella morte già certa
          cammineremo con più coraggio,
          andremo a lento guado coi cani
          nell'onda che rotola minuta.
          Vittorio Sereni
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            Scritta da: Marilù Rossi

            Anni dopo

            La splendida la delirante pioggia s'è quietata,
            con le rade ci bacia ultime stille.
            Ritornati all'aperto
            amore m'è accanto e amicizia.
            E quello, che fino a poco fa quasi implorava,
            dall'abbuiato portico brusìo
            romba alle spalle ora, rompe dal mio passato:
            volti non mutati saranno, risaputi,
            di vecchia aria in essi oggi rappresa.
            Anche i nostri, fra quelli, di una volta?
            Dunque ti prego non voltarti amore
            e tu resta e difendici amicizia.
            Vittorio Sereni
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              Scritta da: Marilù Rossi

              Il grande amico

              Un grande amico che sorga alto su me
              E tutto porti me nella sua luce,
              che largo rida ove io sorrida appena
              e forte ami ove io accenni a invaghirmi…

              Ma volano gli anni, e solo calmo è l'occhio che antivede
              perdente al suo riapparire
              lo scafo che passava primo al ponte.
              Conosce i messaggeri della sorte,
              può chiamarli per nome. È il soldato presago.
              Non pareva il mattino nato ad altro?
              E l'ala dei tigli
              e l'erta che improvvisa in verde ombrìa si smarriva
              non portavano ad altro?
              Ma in terra di colpo nemica al punto atteso
              si arroventa la quota.
              Come lo scolaro attardato
              - né più dalla minaccia della porta
              sbarrata fiori e ali lo divagano –
              io lo seguo, sono nella sua ombra.
              Un disincantato soldato.
              Uno spaurito scolaro....
              Vittorio Sereni
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