Scritta da: Elisabetta
in Poesie (Poesie d'Autore)
Corruzione che s'adorna di illusioni.
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Corruzione che s'adorna di illusioni.
Non mi lasciare, resta, sofferenza!
Chiuso tra cose mortali
(anche il cielo stellato finirà)
perché bramo Dio?
M'illumino di immenso.
Le mani con un tremito
del telefono stringevano il filo;
mi aveva poco prima
recato la tua voce
che mi diceva addio.
Un vagante raggio ebbe la luce,
tenue filo dell'anima
del mio bacio donato
solo dal desiderio.
Ma dall'esilio ci libererà
l'ostinato mio amore.
Nasce una notte
piena di finte buche,
di suoni morti
come di sugheri
di reti calate nell'acqua.
Le tue mani si fanno come un soffio
d'inviolabili lontananze,
inafferrabili come le idee.
E l'equivoco della luna
e il dondolio, dolcissimi,
se vuoi posarmele sugli occhi,
toccano l'anima.
Sei la donna che passa
come una foglia.
E lasci agli alberi un fuoco d'autunno.
Sei comparsa al portone
in un vestito rosso
per dirmi che sei fuoco
che consuma e riaccende.
Una spina mi ha punto
delle tue rose rosse
perché succhiassi al dito,
come già tuo, il mio sangue.
Percorremmo la strada
che lacera il rigoglio
della selvaggia altura,
ma già da molto tempo
sapevo che soffrendo con temeraria fede,
l'età per vincere non conta.
Era di lunedì,
per stringerci le mani
e parlare felici
non si trovò rifugio
che in un giardino triste
della città convulsa.
I ricordi, un inutile infinito,
Ma soli e uniti contro il mare, intatto
In mezzo a rantoli infiniti...
Il mare,
Voce d'una grandezza libera,
Ma innocenza nemica nei ricordi,
Rapido a cancellare le orme dolci
D'un pensiero fedele...
Il mare, le sue blandizie accidiose
Quanto feroci e quanto, quanto attese,
E nella loro agonia,
Presente sempre, rinnovata sempre,
Nel vigile pensiero l'agonia...
I ricordi,
Il riversarsi vano
di sabbia che si muove
Senza pesare sulla sabbia,
Echi brevi protratti,
Senza voci echi degli addii
A minuti che parvero felici...
E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare.
Morire come le allodole assetate
sul miraggio
O come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perché di volare
non ha più voglia
Ma non vivere di lamento
come un cardellino accecato.