Le migliori poesie di Gaspara Stampa

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Scritta da: Silvana Stremiz
Deh, perché così tardo gli occhi apersi
nel divin, non umano amato volto,
ond'io scorgo, mirando, impresso e scolto
un mar d'alti miracoli e diversi?
Non avrei, lassa, gli occhi indarno aspersi
d'inutil pianto in questo viver stolto,
né l'alma avria, com'ha, poco né molto
di Fortuna o d'Amore onde dolersi.
E sarei forse di sì chiaro grido,
che, mercé de lo stil, ch'indi m'è dato,
risoneria fors'Adria oggi, e 'l suo lido.
Ond'io sol piango il mio tempo passato,
mirando altrove; e forse anche mi fido
di far in parte il foco mio lodato.
Gaspara Stampa
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    Quando fu prima il mio signor concetto,
    tutti i pianeti in ciel, tutte le stelle
    gli dier le grazie, e queste doti e quelle,
    perch'ei fosse tra noi solo perfetto.
    Saturno diègli altezza d'intelletto;
    Giove il cercar le cose degne e belle;
    Marte appo lui fece ogn'altr'uomo imbelle;
    Febo gli empì di stile e senno il petto;
    Vener gli dié bellezza e leggiadria;
    eloquenza Mercurio; ma la luna
    lo fè gelato più ch'io non vorria.
    Di queste tante e rare grazie ognuna
    m'infiammò de la chiara fiamma mia,
    e per agghiacciar lui restò quell'una.
    Gaspara Stampa
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      Arbor felice, aventuroso e chiaro.
      Onde i due rami sono al mondo nati,
      che vanno in alto, e son già tanto alzati,
      quanto raro altri rami unqua s'alzâro:
      rami che vanno ai grandi Scipi a paro,
      o s'altri fûr di lor mai più lodati
      (ben lo sanno i miei occhi fortunati,
      che per bearsi in un d'essi miraro),
      a te, tronco, a voi rami, sempre il cielo
      piova rugiada, sì che non v'offenda
      per avversa stagion caldo, né gelo.
      La chioma vostra e l'ombra s'apra e stenda
      verde per tutto; e d'onorato zelo
      odor, fior, frutti a tutt'Italia renda.
      Gaspara Stampa
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Altri mai foco, stral, prigione o nodo
        sì vivo e acuto, e sì aspra e sì stretto
        non arse, impiagò, tenne e strinse il petto,
        quanto 'l mì ardente, acuto, acerba e sodo.
        Né qual io moro e nasco, e peno e godo,
        mor'altra e nasce, e pena ed ha diletto,
        per fermo e vario e bello e crudo aspetto,
        che 'n voci e 'n carte spesso accuso e lodo.
        Né fûro ad altrui mai le gioie care,
        quanto è a me, quando mi doglio e sfaccio,
        mirando a le mie luci or fosche or chiare.
        Mi dorrà sol, se mi trarrà d'impaccio,
        fin che potrò e viver ed amare,
        lo stral e 'l foco e la prigione e 'l laccio.
        Gaspara Stampa
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Chi vuol conoscer, donne, il mio signore,
          miri un signor di vago e dolce aspetto,
          giovane d'anni e vecchio d'intelletto,
          imagin de la gloria e del valore:
          di pelo biondo, e di vivo colore,
          di persona alta e spazioso petto,
          e finalmente in ogni opra perfetto,
          fuor ch'un poco (oimè lassa! ) empio in amore.
          E chi vuol poi conoscer me, rimiri
          una donna in effetti ed in sembiante
          imagin de la morte e dè martiri,
          un albergo di fé salda e costante,
          una, che, perché pianga, arda e sospiri,
          non fa pietoso il suo crudel amante.
          Gaspara Stampa
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            Dura è la stella mia, maggior durezza
            è quella del mio conte: egli mi fugge,
            ì seguo lui; altri per me si strugge,
            ì non posso mirar altra bellezza.
            Odio chi m'ama, ed amo chi mi sprezza:
            verso chi m'è umìle il mio cor rugge,
            e son umìl con chi mia speme adugge;
            a così stranio cibo ho l'alma avezza.
            Egli ognor dà cagione a novo sdegno,
            essi mi cercan dar conforto e pace;
            ì lasso questi, ed a quell'un m'attegno.
            Così ne la tua scola, Amor, si face
            sempre il contrario di quel ch'egli è degno:
            l'umìl si sprezza, e l'empio si compiace.
            Gaspara Stampa
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              Se così come sono abietta e vile
              donna, posso portar sì alto foco,
              perché non debbo aver almeno un poco
              di ritraggerlo al mondo e vena e stile?
              S'Amor con novo, insolito focile,
              ov'io non potea gir, m'alzò a tal loco,
              perché non può non con usato gioco
              far la pena e la penna in me simìle?
              E, se non può per forza di natura,
              puollo almen per miracolo, che spesso
              vince, trapassa e rompe ogni misura.
              Come ciò sia non posso dir espresso;
              io provo ben che per mia gran ventura
              mi sento il cor di novo stile impresso.
              Gaspara Stampa
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                Voi, ch'ascoltate in queste meste rime,
                in questi mesti, in questi oscuri accenti
                il suon degli amorosi miei lamenti
                e de le pene mie tra l'altre prime,
                ove fia chi valor apprezzi e stime,
                gloria, non che perdon, dè miei lamenti
                spero trovar fra le ben nate genti,
                poi che la lor cagione è sì sublime.
                E spero ancor che debba dir qualcuna:
                - Felicissima lei, da che sostenne
                per sì chiara cagion danno sì chiaro!
                Deh, perché tant'amor, tanta fortuna
                per sì nobil signor a me non venne,
                ch'anch'io n'andrei con tanta donna a paro?
                Gaspara Stampa
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