Poesie di David Maria Turoldo

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Scritta da: Silvana Stremiz
Per favore, non rubatemi
la mia serenità.

E la gioia che nessun tempio
ti contiene,
o nessuna chiesa
t'incatena:

Cristo sparpagliato
per tutta la terra,
Dio vestito di umanità:

Cristo sei nell'ultimo di tutti
come nel più vero tabernacolo:

Cristo dei pubblicani,
delle osterie dei postriboli,
il tuo nome è colui
che-fiorisce-sotto-il-sole.
David Maria Turoldo
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    Torniamo ai giorni del rischio,
    quando tu salutavi a sera
    senza essere certo mai
    di rivedere l'amico al mattino.

    E i passi della ronda nazista
    dal selciato ti facevano eco
    dentro il cervello, nel nero
    silenzio della notte.

    Torniamo a sperare
    come primavera torna
    ogni anno a fiorire.

    E i bimbi nascano ancora,
    profezia e segno
    che Dio non s'è pentito.

    Torniamo a credere
    pur se le voci dai pergami
    persuadono a fatica
    e altro vento spira
    di più raffinata barbarie.

    Torniamo all'amore,
    pur se anche del familiare
    il dubbio ti morde,
    e solitudine pare invalicabile.
    David Maria Turoldo
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      Era aperta solo al tuo occhio
      quella Notte oscura:
      e dunque perché non li uccidesti
      avanti che uccidessero?

      I grandi deliravano
      In parate e uniformi
      E noi non capivamo.

      Aquile e svàstiche
      e canti di morte
      salmi e canti e benedizioni
      di reggimenti col teschio
      sui berretti neri
      sulle camice nere
      sui gagliardetti neri...

      E discorsi fin o all'urlo
      accanito delle folle d'Europa,
      della saggia e civilissima
      e cristiana Europa.

      Così abbiamo tutti cantato
      almeno una volta
      i canti della morte.

      L'inizio è sempre uguale:
      "Nostra è la Ragione"! E poi,
      l'esaltazione degli eroi.

      Poi le medaglie
      e le corone e i monumenti
      e i momenti del silenzio
      all'Altare della Patria.

      Dio, cosa costano gli eroi!
      David Maria Turoldo
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Siamo composti con brani di morti
        uguali a città
        rifatte da macerie di secoli.

        Allora al comune bivacco eravamo
        tutti disperati e volevamo
        morire per sentirci più vivi.

        Non questo certo era l'augurio!
        La nuova parola è stata uccisa
        Dal piombo sulle bocche squarciate.

        Una mediazione invocavano morendo
        tra l'avvenimento grande e la sorte di ognuno,
        l'avvento attendevano dell'uomo umile.

        Ma noi rimpiangemmo le vecchie catene
        come il popolo ambiva nel deserto
        l'ossequio al re per le sicure ghiande:

        non vogliamo il rischio di essere liberi,
        il peso di dover decidere da noi
        e l'amore di farci poveri.

        Da sotterra urlano i morti
        e per le strade vanno
        come nell'ora dell'agonia di Cristo.

        Per le strade vagano i fratelli
        senza casa, liberi
        d'ogni ragione d'essere morti.

        La notte è simile al giorno
        Il bene al male s'eguaglia,
        spoglio quale una pianura d'inverno.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          E non chiedere nulla

          Ora invece la terra
          si fa sempre più orrenda:

          il tempo è malato
          i fanciulli non giocano più
          le ragazze non hanno
          più occhi
          che splendono a sera.

          E anche gli amori
          non si cantano più,
          le speranze non hanno più voce,
          i morti doppiamente morti
          al freddo di queste liturgie:

          ognuno torna alla sua casa
          sempre più solo.

          Tempo è di tornare poveri
          per ritrovare il sapore del pane,
          per reggere alla luce del sole
          per varcare sereni la notte
          e cantare la sete della cerva.
          E la gente, l'umile gente
          abbia ancora chi l'ascolta,
          e trovino udienza le preghiere.

          E non chiedere nulla.
          David Maria Turoldo
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