Ti prego, dai! Giochiamo a "fare finta". Lo tiro a me e addosso me l'avvinghio.
Il sole picchia e batte senza pace, ci siamo solo noi, qualche piccione errante ed una fontanella che pare agonizzante.
Conosco l'amarezza sotto quel ciuffo scuro. Milano a ferragosto! Roba da aver paura.
E noi siamo proprio là! Vi prego non credete al frutto di una scelta, l'ansia di sfuggir gente, l'anelito a "partenze intelligenti".
Niente di tutto questo, nessuna idea elegante, solo noi due in bolletta e soldi in tasca niente.
E allora, dai! Bisogna farlo, giocare, come allora a "fare finta".
Traversiamo quartieri sconosciuti, -nella città in cui pure siam cresciuti - e l'avventura, così come allora, comincia con le insegne, prosegue coi colori.
Proprio a sinistra, uscendo dal metrò, sbattiamo quasi addosso ad un bistrò. Tre insegne dopo "la casa dell'omelette" promette gioie al palato e tete a tete.
"Guarda, siamo a Parigi!" Dico mentre gli cingo il fianco. "Non vedi che è Marsiglia?" Non senti il mare e l'odor di triglia? "
e mentre ci baciamo - e non vedevo l'ora- io me lo guardo ancora e l'amo più di allora.
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