Vorrei prendere le tue mani e descrivere con loro la vita. Non sei qui, la storia si ripete. Chiamiamo affanno l'idea dell'assenza e perderla, il non-dove, significa flagello. Distratto divago per l'antica pelle accarezzata, rievoco il suo odore, profumo d'argento assonnato nel vivere il riposo. Assaggia l'amore, dipingi il suo fuoco e annienta la speme d'oltreoceano fasullo. Non ho alimento, né cielo, né luce, sguardi distanti perduti in demenze. Torno alle tue mani, odo il loro plauso e mi accingo a rapirlo, renderlo mio per poi piangerlo: felicità per armonia illusa. Voglio sposarti, non ci sei e mi confesso. Nel desiderio di un futuro, a te prometto di non abbandonarmi, di morir d'aria in un lento, bollente, generoso riso tuo.
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