Esuli monti, spettatori apatici del regresso, ci osservano muti tenerci per mano, lordi di mota e umidi dalla brina notturna, spaccati a metà come la terra arida dell'eterno deserto che solinghi attraversiamo. Ognuno, confessore di sé, ride, e folle dalla follia è creduto. Mollemente accarezziamo la vita con le suole dei calzari, logori alle punte per centomila sbagli, e stracciati ai talloni per tutti i ricordi ripercorsi all'inverso. Tra le coperte dense del nostro odore e del nostro egoismo, e tra la polvere rossa del deserto, abbassiamo le palpebre ormai pesanti e abbandoniamo le anime al loro più puro sonno, sussurrando lacrime e sogni.
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