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La storia di Blat, il cane che fiuta i noduli maligni del tumore al polmone

E non è il solo!

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Si chiama Blat questo quattro zampe che fiuta i tumori al polmone: ecco la sua storia.

Blat ha quattro anni, ed è un incrocio di labrador e pitbull. Senza saperlo, è lui il vero protagonista della conferenza mondiali sul tumore al polmone, iniziata ieri a Toronto. Questo quattro zampe, insieme ad altri suoi colleghi pelosi, è infatti in grado di fiutare la presenza di noduli maligni semplicemente annusando campioni di esalazioni di pazienti. E second lo studio presentato dall’Hospital Clinic di Barcellona, lo fa con un altissimo grado di affidabilità. L’equipe spagnola ha dimostrato già in passato che i cani addestrati possono identificare la presenza di un tumore al polmone, ma con questa ricerca è andata oltre: il nuovo studio esplicita come i cani addestrati siano in grado di fiutare la presenza di noduli maligni partendo da campioni di gas esalati dal respiro dei pazienti.

Ecco le parole di Angela Guirao, ricercatrice che ha condotto lo studio: “I cani cambiano il loro comportamento in presenza di varie patologie. La nostra teoria è che il tumore al polmone cambia la natura dei composti volatili organici (Vocs) esalati da un soggetto e che possono dunque essere individuati nel respiro dal momento che tali esalazioni arrivano direttamente dall’organo malato“.

Ed è la diagnosi precoce l’elemento veramente fondamentale, come spiega la studiosa: “Si tratta di una grande sfida poiché il 75% dei pazienti ha una diagnosi in fase avanzata, quando la malattia non può essere curata. E’ fondamentale sviluppare nuovi screening per la diagnosi e pensiamo che l’identificazione del Vocs potrebbe essere usata in combinazione con l’esame di screening di tomografia computerizzata“.

Durante lo studio, Blat ha riconosciuto con successo 27 pazienti con tumore al polmone, su 30 analizzati! Di questi tre avevano noduli maligni: “I risultati di Blat sono sorprendenti, ma non tanto quanto si potrebbe pensare. Infatti, l’odorato dei cani ha una più alta concentrazione di biosensori rispetto alla più avanzata tecnologia al momento disponibile. Per questo quasi tutti i cani potrebbero essere addestrati ad individuare il Vocs. Ora la sfida è identificare il modello di esalazione Vocs individuato dai cani, per sviluppare ulteriori modelli di screening per la diagnosi precoce“.

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