Wilbur Smith: un nome, una garanzia di successo. Dagli inizi della sua carriera, nel 1964, ha collezionato una serie lunghissima di best sellers in tutto il mondo, arrivando a vendere complessivamente più di 120 milioni di copie dei suoi libri. Il Times lo ha definito “un autore di culto, uno di quei punti di riferimento cui gli altri scrittori vengono continuamente paragonati”. Molti dei suoi romanzi sono ambientati nel XVI e nel XVII secolo e raccontano avvenimenti che riguardano da vicino le zone meridionali dell’Africa, contribuendo a spiegare l’ascesa e l’influenza storica dei coloni inglesi e olandesi in quei territori. Dai suoi libri sono stati tratti anche diversi film, anche questi di immenso successo.

Quest’autunno Wilbur torna con “Il Leone D’oro”, ulteriore capitolo di quello che viene chiamato Il ciclo dei Courtney, partendo proprio dalle sue origini. Ambientato nell’Africa orientale, nella seconda metà del diciassettesimo secolo, il romanza narra le avventure di Hal Courtney, il figlio di un pirata (Sir Francis), cresciuto in mare, conducendo una vita sempre al limite del pericolo. Allo scoppio della guerra tra l’impero olandese e quello inglese, suo padre, che combatteva per la corona inglese, attaccò una flotta di navi della Dutch East India Company al largo dell’Africa. Quell’atto di coraggio venne interpretato come alto tradimento e Sir Francis fu giustiziato. Suo figlio era presente al momento della sua morte e, con il cuore spezzato, decise di dedicare la sua vita a vendicare il nome di suo padre. Il libro fa quindi un salto in avanti di vent’anni, nel 1784, quando la guerra tra inglesi ed olandesi è finita, e ritroviamo Hal capitano di una nave, sposato con una nobile guerriera etiope che combatte al suo fianco e in attesa di diventare padre. Nonostante però la guerra sia finita, nuove insidie si mettono tra lui e la sua felicità. Primo fra tutti l’Avvoltoio, il responsabile della morte del padre. Han era convinto che fosse morto, invece, benché sfigurato e mutilato, ritorna più combattivo e feroce che mai, con l’unico scopo di uccidere Han e la moglie.

Ecco l’incipit del romanzo:

Non erano più uomini, erano i detriti della guerra sospinti dall’oceano Indiano sulle sabbia rosse dell’Africa. Molti dei corpi erano stati dilaniati dai colpi d’arma da fuoco o mutilati dalle armi affilate dei nemici. Altri erano annegati e, con la decomposizione, il gas che gonfiava il loro ventre li aveva fatti riaffiorare in superficie come tappi di sughero.

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