La prova arriva da MRO (Mars Reconnaissance Orbiter), la sonda spaziale polifunzionale americana lanciata il 12 agosto 2005: su Marte scorrono piccoli ruscelli di acqua salata durante i mesi estivi, lasciando striature scure la cui origine era un mistero.

I ricercatori hanno utilizzato i dati provenienti dallo spettrometro di MRO – uno strumento che può determinare il tipo di minerale osservando particolari lunghezze d’onda della luce – e hanno capito che le linee stagionali sono composte da sali con acqua all’interno dei loro cristalli. Secondo lo studio della NASA, l’acqua ha quindi un ruolo chiave nella formazione delle striature osservabili periodicamente su alcuni pendii del pianeta durante la stagione calda marziana.

La Nasa ha organizzato quindi il 28 settembre a Washington una conferenza dal titolo: “Mistero risolto“, lasciando con il fiato sospeso per ore gli appassionati. Protagonista della scoperta Luju Ojha, ricercatore del Georgia Institute of Technology: “Abbiamo raccolto le prove chimiche“, ha spiegato, esibendo l’animazione 3D di un cratere.

Tre miliardi di anni fa – aveva sottolineato poco prima Jim Green, direttore del settore scienze planetarie della Nasa – possedeva un’atmosfera e un oceano“. Poi la catastrofe ambientale e il pianeta più simile alla Terra è diventato il sasso desolato che ci hanno raccontato i rover “Spirit” e “Opportunity“. Desolato, sì, ma ancora ricco di opportunità.

Nonostante la composizione chimica e l’origine dell’acqua sia ancora sconosciuta, la sensazionale scoperta potrebbe influenzare le teorie sulla possibile presenza di vita microbica su Marte. Le ipotesi che stanno vagliando i ricercatori per ora sono tre: la prima è che l’acqua si formi nei sali perclorati in seguito all’aumento dell’umidità nell’atmosfera marziana in alcuni periodi dell’anno. La seconda avvalora l’ipotesi secondo cui l’acqua si forma da uno strato ghiacciato che diventa liquido quando entra in contatto con i sali. Infine, una terza ipotesi è che possa trattarsi di una falda sotterranea, dalla quale in certe condizioni fuoriesce l’acqua.

In attesa di ulteriori sviluppi, anche Google dedica il doodle di oggi sulla grande scoperta.

 

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VIAlastampa.it
FONTErepubblica.it

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