Dissolta In un mondo che non conosco. Non comprendo Tutto questo accanimento. Se aiuto non aiuto Se non aiuto divengo egoista. Ed il senso del vuoto Aumenta le sue fauci Alimentando l'inutilità D'una vita mai compresa. Chi sono io? Di chi sono tali tende aranciate? Le giallastre mura rimembrano casa Ma altrove essa si nasconde. Indosso la felpa sua, Ma lui non è qui. Sento piangere i miei cuccioli Ma lontani son dal mio rifugio. Tal luogo Una galera Una sicurezza Una scappatoia. Nessuno spera che le sorti cambino Ma che il mio corpo crolli In tal scalata. Comprendo la pazzia più d'una finta normalità. Questo è il mio luogo? Qui dovrei restare? O fuorì Lì, in mezzo ai matti D'una normalità ormai stereotipata? I dilemmi dell'animo Infrangono sorti e battaglie. Come tornadi distruggono Stabilità a fatica costruite. Chi sono io? Sono pace o guerra Sono angelo o demone Sono vuoto o lucidità. Sono me stessa o la maschera D'un finto personaggio altrui? Pagliaccio Follia amara specchio del mio orrido riflesso. In tali piastrelle larghe Calpestate dal mio passo incerto. Se fossi piuma, volerei. Se fossi angelo, proteggerei. Se fossi Libertà Me stessa sarei. Ora, Sono un'ombra soltanto, D'una mancata prospettiva Lasciata lì sul bordo D'una franabile scogliera d'Irlanda In balìa Tra la mente La ragione Il sogno Il cuore L'anima Ed il pesante corpo esausto Che osserva lentamente Le onde impetuose del mare Scagliarsi con violenza Sotto un cielo insaporito di sale.
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