Scritto da: Michele Gentile
in Diario (Esperienze)
Leggeva tanto, leggeva forte, leggeva per scampare alla morte.
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Leggeva tanto, leggeva forte, leggeva per scampare alla morte.
Il suo mestiere era tradurre i tramonti.
Affermare la propria natura e rivendicare liberamente il governo di sé contro le mode e le sofisticazioni della massa restituisce all'anima quella linfa vitale in grado di far sbocciare compiutamente tutti i colori della nostra esistenza. Il consumismo esasperato ci sta allontanando sempre più dall'essenza della vita, come un mastodontico gorgo, risucchia l'entità delle persone desertificandone contenuti e peculiarità. Ecco perché migrano costantemente da un artificio all'altro intere tribù di scontenti, di sguardi infine spenti dallo sconforto, individui consegnati alla frenetica ricerca del superfluo che hanno dimenticato come la felicità dimori nell'essenziale.
Non chinate la testa, non abbassate mai lo sguardo. Vogliono annullarvi, vogliono asfissiare i vostri cuori. Rispondete con la passione, con la follia e la disubbidienza. Insorgete ragazzi, ribellatevi!
Tra le righe di queste poesie ho provato a ritrovarmi. Ho richiamato pensieri e vecchie foto, cartoline di ieri e tramonti di domani. Un semplice tentativo di appartenenza a me stesso. Evocando memorie sempre troppo indaffarate a resistere, parlo di lacrime e sorrisi, pioggia e torride estati. Parlo di navi alla deriva, di continenti ancora da scoprire, di foglie che cadono.
Chiudo gli occhi e sono oltre le vette, già oltre il tempo; ho nuove radici in altre terre, luoghi di musica e poesia.