Scritto da: Mariella Buscemi
Ne scriverò di pagine. Finirò tutte le mie lettere con l'inchiostro scadente, quello che si sbiadisce sulle vocali lunghe e tratteggia le consonanti. La china che ripassa più volte su se stessa per imprimersi sulla carta. Parole di ferita viva e stilografiche in punta di bisturi farmi operazione a cuore aperto, incidere sui significati crudi che perdono d'ogni gentilezza. L'ultimo referto dei malati terminali. E bandisco ogni poesia, inneggiando alla volgarità della pelle che si stacca, brandelli d'accenti che sbagliano i suoni del detto, apostrofi caduti sul taciuto, correzioni azzardate alle scorrettezze. I libri si staccano al centro e disperdono i fogli come le foglie. Stasi d'aria immobile dallo scirocco di moti assenti. Ho creduto all'onda che s'increspa, ma il mare crea fango sulle rive e i detriti si ammucchiano ai rimasugli della rena che mi scivola dai pugni che credevo stretti. Come il nulla che vedi quando perdi. Come il niente che si moltiplica per se stesso. Come chi dorme troppo per imitare la morte. I frantumi del cristallo sembrano urlare "basta". Frammenti di donna in mezzo.

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