Scritto da: Giorgio Baiardi
L'unico padrone di me stesso è il mio cuore. Come un'aquila in volo che non può fare a meno delle sue ali. Come un'estate finita che ha bisogno del sole per poter vivere ancora. E la mia vita priva di fulmini sfolgoranti, girando senza un itinerario ben preciso, ben sa quanto tutto potrebbe essere diverso. Per avere giorni in cui mettere al centro del proprio universo il tempo che passa. Che passa consapevolmente. Perché tu accanto a me, potresti essere le ali di un'aquila in volo, il sole di un'estate che non finisce mai. Tu accanto a me. Perché mai più potrò amare così. Mai più potrò dare baci come quelli dati a te. E tu prendimi come nei nostri giorni più intensi. Con i nostri corpi nel vento in giorni antichi che sembrano appena vissuti. Liberando i nostri occhi, liberi di vedere. Sai, non era una burla il dire che mi piaci spettinata o semplicemente l'eccesso o il fine per non farti cambiare nulla di quello che sei. Forse il sentirci diversi non era solo racchiuso in quella camera dove, una volta chiusa la porta, il mondo restava fuori. E fare l'amore, una miriade di bimbi festosi che urlano e giocano sui nostri cuori. I tuoi capelli su di me, come una luce che abbaglia, la luce dei tuoi occhi. Fare l'amore, come una festa di mani, di fianchi e di pelle liscia e morbida. La felicità è rimanere ancora un po' con te. Dove tu hai fermato il tempo. E dimmi, ti accorgerai quanto amore c'è. L'unico padrone di me stesso è il mio cuore. Come una grande onda che non può fare a meno dell'inerzia per crescere. Come una grande corsa che ha bisogno di tanto fiato per non fermarsi. L'unico padrone di me stesso è il mio cuore. Il mio cuore, che è sempre stato tuo.

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