Poi che divelta, nella tracia polve Giacque ruina immensa L'italica virtute, onde alle valli D'Esperia verde, e al tiberino lido, Il calpestio dè barbari cavalli Prepara il fato, e dalle selve ignude Cui l'Orsa algida preme, A spezzar le romane inclite mura Chiama i gotici brandi; Sudato, e molle di fraterno sangue, Bruto per l'atra notte in erma sede, Fermo già di morir, gl'inesorandi Numi e l'averno accusa, E di feroci note Invan la sonnolenta aura percote.
Stolta virtù, le cave nebbie, i campi Dell'inquiete larve Son le tue scole, e ti si volge a tergo Il pentimento. A voi, marmorei numi, (Se numi avete in Flegetonte albergo O su le nubi) a voi ludibrio e scherno È la prole infelice A cui templi chiedeste, e frodolenta Legge al mortale insulta. Dunque tanto i celesti odii commove La terrena pietà? dunque degli empi Siedi, Giove, a tutela? e quando esulta Per l'aere il nembo, e quando Il tuon rapido spingi, Né giusti e pii la sacra fiamma stringi?
Preme il destino invitto e la ferrata Necessità gl'infermi Schiavi di morte: e se a cessar non vale Gli oltraggi lor, dè necessarii danni Si consola il plebeo. Men duro è il male Che riparo non ha? dolor non sente Chi di speranza è nudo? Guerra mortale, eterna, o fato indegno, Teco il prode guerreggia, Di cedere inesperto; e la tiranna Tua destra, allor che vincitrice il grava, Indomito scrollando si pompeggia, Quando nell'alto lato L'amaro ferro intride, E maligno alle nere ombre sorride.
Spiace agli Dei chi violento irrompe Nel Tartaro. Non fora Tanto valor né molli eterni petti. Forse i travagli nostri, e forse il cielo I casi acerbi e gl'infelici affetti Giocondo agli ozi suoi spettacol pose? Non fra sciagure e colpe, Ma libera né boschi e pura etade Natura a noi prescrisse, Reina un tempo e Diva. Or poi ch'a terra Sparse i regni beati empio costume, E il viver macro ad altre leggi addisse; Quando gl'infausti giorni Virile alma ricusa, Riede natura, e il non suo dardo accusa?
Di colpa ignare e dè lor proprii danni Le fortunate belve Serena adduce al non previsto passo La tarda età. Ma se spezzar la fronte Né rudi tronchi, o da montano sasso Dare al vento precipiti le membra, Lor suadesse affanno; Al misero desio nulla contesa Legge arcana farebbe O tenebroso ingegno. A voi, fra quante Stirpi il cielo avvivò, soli fra tutte, Figli di Prometeo, la vita increbbe; A voi le morte ripe, Se il fato ignavo pende, Soli, o miseri, a voi Giove contende.
E tu dal mar cui nostro sangue irriga, Candida luna, sorgi, E l'inquieta notte e la funesta All'ausonio valor campagna esplori. Cognati petti il vincitor calpesta, Fremono i poggi, dalle somme vette Roma antica ruina; Tu sì placida sei? Tu la nascente Lavinia prole, e gli anni Lieti vedesti, e i memorandi allori; E tu su l'alpe l'immutato raggio Tacita verserai quando né danni Del servo italo nome, Sotto barbaro piede Rintronerà quella solinga sede.
Ecco tra nudi sassi o in verde ramo E la fera e l'augello, Del consueto obblio gravido il petto, L'alta ruina ignora e le mutate Sorti del mondo: e come prima il tetto Rosseggerà del villanello industre, Al mattutino canto Quel desterà le valli, e per le balze Quella l'inferma plebe Agiterà delle minori belve. Oh casi! oh gener vano! abbietta parte Siam delle cose; e non le tinte glebe, Non gli ululati spechi Turbò nostra sciagura, Né scolorò le stelle umana cura.
Non io d'Olimpo o di Cocito i sordi Regi, o la terra indegna, E non la notte moribondo appello; Non te, dell'atra morte ultimo raggio, Conscia futura età. Sdegnoso avello Placàr singulti, ornàr parole e doni Di vil caterva? In peggio Precipitano i tempi; e mal s'affida A putridi nepoti L'onor d'egregie menti e la suprema Dè miseri vendetta. A me d'intorno Le penne il bruno augello avido roti; Prema la fera, e il nembo Tratti l'ignota spoglia; E l'aura il nome e la memoria accoglia.
Agatina,
al momento non ricordo il numero di Shimunito, però, ora ricordo, me l'ha fornito OttoVon Bleff!
Il più famoso campione di poker tedesco. Avete giocato insieme.
Bea: Quale numero hai composto?
Ho provato a chiamrlo sul cell. ma, la solita cantilena:
L'utente da lei chiamato al momento non è raggiungibile...
Sii cortese, non mi va di corrergli dietro,
fammi avere il suo numero privato,
non me lo negare, sò che ne sei in possesso...!
Un sorriso non costa niente e produce molto
arricchisce chi lo riceve,
senza impoverire chi lo da.
Dura un solo istante,
ma talvolta il suo ricordo è eterno.
Nessuno è così ricco da poter farne a meno,
nessuno è abbastanza povero da non meritarlo.
Crea la felicità in casa,
è il segno tangibile dell'amicizia,
un sorriso da riposo a chi è stanco,
rende coraggio ai più scoraggiati,
non può essere comprato, ne prestato, ne rubato,
perché è qualcosa di valore
solo nel momento in cui viene dato.
E se qualche volta incontrate qualcuno
che non sa più sorridere,
siate generoso,dategli il vostro,
perché nessuno ha mai bisogno di un sorriso
quanto colui che non può regalarne ad altri.
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