Frasi inserite da dangerousstar

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Scritta da: dangerousstar
E diceva la verità, perché di fatti Levin non la poteva soffrire e la disprezzava per la sua nervosità che a lei pareva così elegante, per tutto quel disdegno per le cose che le sembravano volgari. Fra lei e Levin si erano stabilite quelle relazioni che di solito si stabiliscono in società fra persone che apparentemente si trattano con amicizia, ma che nel fondo si disprezzano al punto che non possono neppure offendersi l'una con l'altra.
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    Scritta da: dangerousstar
    - Sì, caro mio, le donne sono il perno su cui tutto gira. Anche le faccende mie vanno male, molto male. E sempre per colpa delle donne. Dammi un consiglio sincero - seguitò, avendo tirato fuori un sigaro e prendendo in mano il bicchiere.
    - Ma su che?
    - Ecco. Mettiamo che tu fossi ammogliato, che tu amassi tua moglie, ma fossi preso di un'altra donna.
    - Perdonami, ma davvero non ti capisco, è come se io, dopo aver pranzato, passassi davanti a una panetteria e rubassi un pane.
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      Scritta da: dangerousstar
      - Non posso fare altrimenti - rispose Levin. - Tu fà uno sforzo e mettiti dal punto di vista di un campagnolo come me. Noi, in campagna, facciamo di avere le mani adatte a lavorare: perciò ci tagliamo le unghie e, a volte, anche ci rimbocchiamo le maniche. Qui invece si fanno crescere le unghie più lunghe che possono e si attaccano ai polsini dei bottoni che paiono piatti per non poter fare nulla con le mani.
      - Questo vuol dire che non si ha bisogno di fare lavori manuali. Si lavora col cervello...
      - Forse. Ma tuttavia mi sembra strano, come mi sembra strano che mentre noi campagnoli facciamo di tutto per abbreviare i nostri pasti e poter tornare subito al lavoro, qui tu ed io facciamo di tutto per allungare il pranzo e mangiar molti piatti senza saziarci. Perciò mangiamo le ostriche...
      - Già, naturalmente - replicò Stepan - ma questo è lo scopo della civiltà: far di ogni cosa un piacere.
      - Se questo è lo scopo della civiltà, preferisco restare un selvaggio.
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        Scritta da: dangerousstar
        È stato sempre così, noi russi siamo sempre così. Forse questa è una qualità del nostro carattere, la capacità di vedere i nostri difetti; ma esageriamo, ci conosciamo con l'ironia che abbiamo sempre pronta sulla lingua. Ti dirò soltanto che se un altro popolo europeo avesse avuto questa intuizione, l'inglese, per esempio, o il tedesco, ne avrebbe tirata fuori la libertà, e noi invece ne ridiamo.
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          Scritta da: dangerousstar
          Io non posso ammettere, non posso in nessun caso accettare la teoria di Keis, che, cioè, tutta la nostra concezione del mondo esteriore derivi unicamente dalle nostre impressioni. Il concetto dell'essere non ci viene dai sensi, giacché non abbiamo un organo speciale che ci trasmetta questo concetto.
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            Scritta da: dangerousstar
            Stepan Arkadevic riceveva e leggeva una gazzetta liberale, non estremista, ma di quella tendenza verso la quale andava la maggioranza. E malgrado che non s'interessasse né di scienza, né di politica, né di arte, su tutti questi argomenti si atteneva alle direttive della maggioranza e del suo giornale, e cambiava opinione soltanto quando ne cambiava la maggioranza, o, per meglio dire, non cambiava opinione, ma questa insensibilmente veniva a cambiarsi in lui.
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              Scritta da: dangerousstar
              Non facciamo drammi, non facciamo drammi: deve anche mettersi nei miei panni. Colpire l'amministratore sul muso, cacciare via lo zio da casa, sparare a qualcuno, o altre stupidaggini del genere, va bene, ma chiacchierare con le donne innamorate è cosa da schiavo sottomesso!
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                Scritta da: dangerousstar
                In Persia, le sue uniche altre uscite avevano portato la donna inglese a un teatro coperto dove si mettevano in scena solo rappresentazioni religiose. Durante il primo inverno aveva assistito a una di queste storie sacre. Alcuni cammelli fungevano da cavalleria per le schiere celesti, un ragazzo coperto da un velo faceva la parte di una fanciulla morente, e l'arcangelo Gabriele sembrava un cortigiano, tutto coperto di lustrini com'era. Ma guardando quello spettacolo pacchiano dalla galleria soffocante proprio sopra il palcoscenico aveva provato una sensazione curiosa: era stato come entrare nel sogno di qualcun altro. I simboli appartenevano a una religione diversa, la la trama era perfettamente familiare. I personaggi erano sconosciuti, ma la storia era la stessa. Era la vecchia storia di sacrificio e risurrezione, l'infinita storia d'amore del mondo.
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