Sono le piccole cose belle che fanno bella la nostra vita, quando accadono all'improvviso un sorriso spunterà. Sono le piccole cose belle che regalano felicità e ti cambiano la giornata se le vivi con semplicità.
Riuscivo a vederlo. Ma lui non poteva vedere me. Era proprio Edward, niente allucinazioni stavolta. Mi resi conto che le mie illusioni erano tutte imperfette: nessuna mai gli aveva reso giustizia.
Non sei una calamita che attira incidenti, è una classificazione troppo limitata. Tu attiri disgrazie. Se c'è qualcosa di pericoloso nel raggio di dieci chilometri, puoi scommettere che ti troverà.
Di nuovo vivevo una favola. Il Principe era tornato, l'incantesimo malvagio spezzato. Restava soltanto da sistemare il personaggio irrisolto. Dov'era il suo "felici e contenti"?
"Continua a suonare," m'incitò Esme. Le mie mani si erano fermate di nuovo. Feci come aveva chiesto, e venne dietro di me, poggiando le mani sulla mia schiena. La canzone era interessante, ma incompleta. Giocai con un accordo, ma non sembrò in qualche modo corretto. "È affascinante. Ha un nome?" Chiese Esme. "Non ancora." "Vi è una storia collegata?" Domandò, un sorriso nella sua voce. Questo le dava un immenso piacere, e mi sentii in colpa per averle negato la mia musica per così tanto tempo. Ero stato egoista. "È... una ninna nanna, suppongo." Trovai l'accordo giusto. Si legò con facilità al movimento successivo, prendendo vita da solo. "Una ninna nanna," ripeté a se stessa. Vi era una storia dietro questa melodia, e una volta che lo capii, tutti i pezzi si ricomposero facilmente. La storia era una ragazza addormentata in uno stretto letto, dai capelli neri folti e arruffati e contorta come un'alga sopra il cuscino...
Sospirò e guardò fuori. Poi si rivolse di nuovo verso di me. "Ci vediamo domani?" Chiese all'improvviso. Già che mi trovavo sulla via per l'inferno, tanto vale godermi il viaggio. "Sì – anche io devo consegnare un saggio." Le sorrisi, e mi sentii bene nel farlo. "Ti tengo il posto, a pranzo." Il suo cuore vibrò; mentre il mio, morto, si scaldò.
"Allora ci vediamo più tardi" dissi, cercando ancora di essere disinvolto, lo sguardo basso fisso al tappo roteante. E, comunque sia, ti adoro... in un modo spaventoso e pericoloso.
Mi avvicinai per accoccolarmi su di lui, affondando la testa sotto il suo braccio. Fu come raggomitolarsi a fianco del David di Michelangelo con la differenza che questa creatura perfetta, marmorea, mi abbracciò e mi strinse a sé.