La amavo? Non credevo. Non ancora. Le momentanee visioni del futuro di Alice erano confuse, comunque, e potevo vedere come sarebbe stato facile innamorarmi di Bella. Sarebbe stato esattamente come cadere: senza sforzo. Non lasciare che mi innamorassi di lei era l'opposto di cadere, era come arrampicarmi sul versante di una collina, appiglio dopo appiglio, il compito era tanto faticoso come se non avessi avuto nient'altro che una forza mortale.
Quand si fece ancora più vicino e posò le labbra ghiacciate sulle mie, la testa mi girava già... La sua bocca, fredda, morbida e delicata, indugiò sulla mia, finché non lo strinsi forte e mi gettai nel bacio con un eccesso di entusiasmo. Lo sentii sorridere, mentre si allontanava e scioglieva l'abbraccio.
Solo un luogo aveva quel requisito. Un luogo che sarebbe appartenuto sempre e soltanto a lui, e a nessun'altro. Un posto magico, pieno di luce. La bella radura che avevo visto una volta sola in vita mia, illuminata dal sole e dalla sua pelle sfavillante. L'idea poteva avere conseguenze negative: troppo rischio e troppo dolore. Sentivo una fitta e un vuoto dentro al solo pensiero! Era difficile non tradire emozioni. Ma di sicuro, là, come in nessun altro luogo, sarei riuscita a sentire la sua voce.
No, no, no. Non avrei potuto farlo. Era troppo delicata, troppo buona, troppo preziosa per meritare questo destino. Non avrei permesso che la mia vita si scontrasse con la sua, distruggendola. Ma non potevo neanche starle lontano. Alice aveva ragione.
Il suo respiro mi riempì le narici, e mi ricordai che non potevo essere degno di lei. Dopo tutto questo, anche con tutto l'amore che provavo per lei... mi faceva ancora venire l'acquolina in bocca.
La felicità che sentii mentre sedeva accanto a me non aveva precedenti. Per quanto mi divertisse l'amore e la compagnia della mia famiglia, nonostante i vari divertimenti e distrazioni che il mondo aveva da offrire, non ero mai stato così felice. Anche sapendo che era sbagliato, che non sarebbe potuto finire bene, non riuscivo a trattenere a lungo un sorriso dal mio volto.
Allungò di nuovo la sua mano attraverso il tavolo, lentamente e cautamente. Allontanai la mia mano di un centimetro dalla sua, ma lei lo ignorò, determinata a toccarmi. Trattenni il respiro, non per il suo odore adesso, ma per l'improvvisa, confusa tensione. Paura. La mia pelle l'avrebbe disgustata. Sarebbe scappata via. Toccò il dorso leggermente con la punta delle dita. Il calore del suo gentile, volontario tocco era qualcosa che non avevo mai sentito prima. Era quasi puro piacere. Lo sarebbe stato, eccetto per la mia paura. Osservai il suo viso mentre sentiva il freddo ghiaccio della mia pelle, ancora incapace di respirare. Un mezzo sorriso le piegò gli angoli delle labbra.