Di Preziosissime pietre adorni, due gioielli di platino con arte di divin mano forgiati, che mai ad umano concesso fu far sì belli ad altro, di men preziosità, furo affiancati. Alfin che in scrigno, come in corpo anima, li custodisse al par di reliquie di beati essi, cui alto valore dato non è far stima, ad orafo in cura furono affidati.
Fu l'orafo, ahimè, turbato dal Maligno che con fare suasivo quanto loquace dire a distruggere i preziosi del pregiato scrigno lo spinge e la ricchezza nel fango fa finire. Come voce umana sotto palazzi sgretolati miste a pianto e suppliche infinite due voci s'alzano a lamenti tormentati, per l'azione ricevuta, inorridite.
Sono le voci di due rondinini ch'assistono dolenti al frantumarsi del lor caldo nido di Dio, la sua pietà, piangendo implorano: Non trasportarci, no! in altro estraneo lido. All'esile filo della speranza appesi col cuore in gola, con la voce spenta, sconfitti, feriti, stressati, offesi e vilipesi pietà, oh Dio, pietà! Perché ci vuoi trafitti?
In un angolo remoto sono due stanche latte che il satanasso a calci e appulsi precipita in un fosso i cuori infranti, le costole rotte; mortificata ognuna, sì, ma non stizzita a sera lo guardo triste volgono al Ciel beato col pianto in cuore, col perdono in mente pregano alfin che l'orafo nel baratro calato al nido piagnucolante torni, serenamente.
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