Scritta da: Giovanna
Forse le cose spaventano quando non si capiscono, perché se non capisci non controlli.
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Forse le cose spaventano quando non si capiscono, perché se non capisci non controlli.
Io facevo parte della sua vecchia vita, la vita da cui lei stava scappando.
Tra le cose che mi piacevano di lei c'era che quando mi parlava non cercava di sedurmi a tutti i costi. Come fanno certe donne che usano lo sguardo, la voce, le parole o la gestualità. Lei era naturale. O almeno questa era l'idea che mi ero fatto.
Una delle cose che mi piacevano con Micaela era che con lei si poteva andare ovunque. Sia nei posti ignoranti, anche un po' squallidi, sia nei posti eleganti. Senza nessun problema. Aveva la capacità di scendere e salire dai tacchi, entrare e uscire da abiti o jeans senza mai essere diversa. Era sempre lei in qualsiasi situazione. Sembrava la donna giusta per me, almeno in quei giorni. Il concerto è stato emozionante. Quando hanno suonato la sinfonia n. 2, Micaela mi ha preso la mano e per un istante ho avuto la sensazione che ci stessimo aggrappando l'uno all'altra come fanno le donne quando guardano i film dell'orrore. Perché forse la sensazione era quella. Tutto talmente delicato, potente e bello da fare paura.
A volte le persone sono solo delle porte, dei passaggi. Tu per me, io per te. Anche gli sconosciuti, ogni incontro è una porta.
Avevi così paura di non farmi mancare niente che alla fine mi è mancata l'aria e soprattutto la possibilità di sbagliare.
Micaela stava dormendo e io avrei voluto trovare il modo di entrare nel suo sogno e parlarle, dirle tutte le cose che ancora non le avevo detto. Non volevo tenerle per me.
Ho capito in quell'istante di essere veramente innamorato, ma nel senso della parola inglese: in love. Forse non eravamo nemmeno due persone innamorate l'una dell'altra ma innamorate di ciò che ci univa. Come due musicisti jazz: ciò che li unisce non è l'amore dell'uno per l'altro, ma l'amore che entrambi hanno per la musica. Ciò che creano.
Lei era la porta che avevo avuto il coraggio di aprire e che non riuscivo più a richiudere.
Vorrei evaporare in mille bollicine e ricompormi sul vetro dietro di te, dove l'altro giorno ho visto la tua immagine e la mia riflesse.