Scritta da: Elisabetta
in Frasi & Aforismi (Saggezza)
Bisogna aver rinunciato al buon senso per non convenire che non conosciamo nulla se non attraverso l'esperienza.
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Bisogna aver rinunciato al buon senso per non convenire che non conosciamo nulla se non attraverso l'esperienza.
Il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno.
L'Amore è di tutte le passioni la più forte perché attacca contemporaneamente la testa, il cuore e il corpo.
Il pubblico è una bestia feroce: bisogna incatenarlo oppure fuggire.
Bisogna essere dei grandi ignoranti per rispondere a tutto quanto ci viene richiesto.
L'Ottimismo è la frenesia di sostenere che tutto va bene quando tutto va male.
I piaceri sensuali passano e svaniscono in un batter d'occhio, ma l'amicizia tra noi, la reciproca confidenza, le delizie del cuore, l'incantesimo dell'anima, queste cose non periscono, non possono essere distrutte. Ti amerò fino alla morte.
Ama la verità ma perdona l'errore.
L'uomo è quello che da sé stesso si è forse precipitato nell'abisso delle miserie ove egli geme. I selvaggi che noi vedemmo non vivono male fra loro, ed i selvaggi che vivono sparsi ad uno ad uno nei boschi, e non campano che di ghiande e d'erbe, son certamente più felici ancora. Dalla società son nati i più gravi delitti. Vi sono uomini nella società che son costretti, per ragion di stato, a desiderare la morte degli uomini. Il naufragio d'un vascello, l'incendio d'una casa, la perdita d'una battaglia, inducono alla mestizia una parte della società, e spargono la gioia in un'altra. Tutto va molto male, mio caro Cacambo, e non v'è per il saggio altro partito da prendere che di tagliarsi la gola più delicatamente che sia possibile...
Fuggi, mio caro bene; tutto è scoperto. Un'inclinazione innocente che la natura autorizza, e che non ferisce in niente la società, è un delitto agli occhi degli uomini creduli e crudeli. [...] Fuggi, o troppo caro amante! Poni in sicurezza quei giorni che non puoi più passare presso me. Ecco il fine di quei tempi felici, in cui la nostra reciproca tenerezza...
Ah misera Zenoide, che hai tu fatto al cielo, per meritare un trattamento sì rigoroso? Io mi perdo: ricordati sempre della tua cara Zenoide. Caro bene, tu vivrai eternamente nel mio cuore: no, tu non hai compreso mai quanto io t'amassi... Possa tu ricevere, sulle mie labbra ardenti, il mio ultimo addio, e l'ultimo mio sospiro! Io mi sento vicina a raggiungere il padre infelice: la luce del giorno ora mi è in orrore; essa non illumina che misfatti.