Poesie inserite da Elisabetta

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Scritta da: Elisabetta

Dal vetro sporco della mia auto

Bambine che si vendono sui marciapiedi.
Bambini con la mano tesa al semaforo.
Cani abbandonati.
Uomini con le tette che si esibiscono sotto i lampioni.
Uomini senza palle che vendono droga all'angolo.
Bambini nei cassonetti e immondizie per la strada.
Scippi, rapine e risse.
Ragazzini che fumano e sputano sui muri.
Vestiti tutti uguali e pensieri tutti uguali.
Ubriaconi alla guida che vanno a tutta birra.
Pensavo che lavando il parabrezza della mia auto
tutto questo sarebbe sparito.
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    Scritta da: Elisabetta

    Pasqua

    Le trombe argentee squillarono nella Cupola:
    La gente cadde in ginocchio a terra, emozionata:
    E recato sul collo degli uomini io vidi,
    Come un gran Dio, il Santo Signore di Roma.
    Sacerdotale, egli portava una veste più bianca della spuma,
    E, regale, si paludava in rosso maestoso,
    Tre corone d'oro gli si levavano alte sul capo:
    In splendore e in luce il Papa passò.
    Furtivamente il mio cuore ripercorse ampi deserti d'anni
    Fino a Uno che vagò presso un mare solitario,
    Ed invano cercò un luogo di riposo:
    "Le volpi han tane, e ogni uccello ha il nido.
    Io, solo, io debbo vagare stanco,
    Piagarmi i piedi, e bere vino e sale di lacrime".
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      Scritta da: Elisabetta

      Passione d'amore

      Quei parmi in cielo fra gli Dei, se accanto
      ti siede, e vede il tuo bel riso, e sente
      i dolci detti e l'amoroso canto!

      A me repente,
      con più tumulto il core urta nel petto:
      more la voce, mentre ch'io ti miro,
      su la mia lingua nelle fauci stretto
      geme il sorriso.

      Serpe la fiamma entro il mio sangue, ed ardo:
      un indistinto tintinnio m'ingombra
      gli orecchi, e sogno: mi s'innalza al gaurdo
      torbida l'ombra.

      E tutta molle d'un sudor di gelo,
      e smorta in viso come erba che langue,
      tremo e fremo di brividi, ed anelo
      tacito, esangue.
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        Scritta da: Elisabetta

        Nozze

        Sposo beato, le nozze dei tuoi sogni
        sono compiute. È tua
        la fanciulla che ami.

        O sposa, tu sei
        tutta grazia: i tuoi occhi
        son dolci, il bel viso
        è tutto amore...

        O sposo,
        felice sposo,
        noi fanciulle canteremo
        questa notte,
        il tuo amore e la tua sposa
        profumata di viola,
        canteremo questa notte...
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          Scritta da: Elisabetta

          Eros ha scosso la mia mente

          Eros ha scosso la mia mente
          come il vento che giù dal monte
          batte sulle querce.

          Dolce madre, non posso più tessere la tela
          domata nel cuore dall'amore di un giovane:
          colpa della soave Afrodite.

          Sei giunta, ti bramavo,
          hai dato ristoro alla mia anima
          bruciante di desiderio.
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            Scritta da: Elisabetta

            Tramontata è la Luna

            Tramontata è la luna
            e le Pleiadi a mezzo della notte
            anche giovinezza già dilegua,
            e ora nel mio letto resto sola.

            Scuote l'anima mia Eros,
            come vento sul monte
            che irrompe entro le querce;
            e scioglie le membra e le agita,
            dolce amara indomabile belva.

            Ma a me non ape, non miele;
            e soffro e desidero.
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              Scritta da: Elisabetta

              Per non dimenticare

              Voi che vivete sicuri
              Nelle vostre tiepide case,
              Voi che trovate tornando a sera
              Il cibo caldo e visi amici:
              Considerate se questo è un uomo
              Che lavora nel fango
              Che non conosce pace
              Che lotta per un pezzo di pane
              Che muore per un si o per un no.
              Considerate se questa è una donna,
              Senza capelli e senza nome
              Senza più forza di ricordare
              Vuoti gli occhi e freddo il grembo
              Come una rana d'inverno.
              Meditate che questo è stato:
              Vi comando queste parole.
              Scolpitele nel vostro cuore
              Stando in casa andando per via,
              Coricandovi alzandovi;
              Ripetetele ai vostri figli.
              O vi si sfaccia la casa,
              La malattia vi impedisca,
              I vostri nati torcano il viso da voi.
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                Scritta da: Elisabetta

                La pioggia nel pineto

                Taci. Su le soglie
                del bosco non odo
                parole che dici
                umane; ma odo
                parole più nuove
                che parlano gocciole e foglie
                lontane.

                Ascolta. Piove
                dalle nuvole sparse.
                Piove su le tamerici
                salmastre ed arse,
                piove sui pini
                scagliosi ed irti,
                piove su i mirti
                divini,
                su le ginestre fulgenti
                di fiori accolti,
                su i ginepri folti
                di coccole aulenti,
                piove su i nostri volti
                silvani,
                piove su le nostre mani
                ignude,
                su i nostri vestimenti
                leggeri,
                su i freschi pensieri
                che l'anima schiude

                novella,
                su la favola bella
                che ieri
                t'illuse, che oggi m'illude,
                o Ermione.

                Odi? La pioggia cade
                su la solitaria
                verdura
                con un crepitio che dura
                e varia nell'aria secondo le fronde
                più rade, men rade.

                Ascolta. Risponde
                al pianto il canto
                delle cicale
                che il pianto australe
                non impaura,
                né il ciel cinerino.

                E il pino
                ha un suono, e il mirto
                altro suono, e il ginepro
                altro ancora, stromenti
                diversi
                sotto innumerevoli dita.

                E immersi
                noi siam nello spirito
                silvestre,
                d'arborea vita viventi;
                e il tuo volto ebro
                è molle di pioggia
                come una foglia,
                e le tue chiome
                auliscono come
                le chiare ginestre,
                o creatura terrestre
                che hai nome
                Ermione.

                Ascolta, Ascolta. L'accordo
                delle aeree cicale
                a poco a poco
                più sordo
                si fa sotto il pianto
                che cresce;
                ma un canto vi si mesce
                più roco
                che di laggiù sale,
                dall'umida ombra remota.

                Più sordo e più fioco
                s'allenta, si spegne.
                Sola una nota
                ancor trema, si spegne,
                risorge, trema, si spegne.
                Non s'ode voce del mare.
                Or s'ode su tutta la fronda
                crosciare
                l'argentea pioggia
                che monda,
                il croscio che varia
                secondo la fronda
                più folta, men folta.

                Ascolta.
                La figlia dell'aria
                è muta: ma la figlia
                del limo lontana,
                la rana,
                canta nell'ombra più fonda,
                chi sa dove, chi sa dove!
                E piove su le tue ciglia,
                Ermione.

                Piove su le tue ciglia nere
                sì che par tu pianga
                ma di piacere; non bianca
                ma quasi fatta virente,
                par da scorza tu esca.
                E tutta la vita è in noi fresca
                aulente,
                il cuor nel petto è come pesca
                intatta,
                tra le palpebre gli occhi
                son come polle tra l'erbe,
                i denti negli alveoli
                son come mandorle acerbe.

                E andiam di fratta in fratta,
                or congiunti or disciolti
                (e il verde vigor rude
                ci allaccia i malleoli
                c'intrica i ginocchi)
                chi sa dove, chi sa dove!
                E piove su i nostri volti
                silvani,
                piove su le nostre mani
                ignude,
                su i nostri vestimenti
                leggeri,
                su i freschi pensieri
                che l'anima schiude
                novella,
                su la favola bella
                che ieri
                m'illuse, che oggi t'illude,
                o Ermione.
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