Poesie d'Autore


Scritta da: Mario Biasiotti
in Poesie (Poesie d'Autore)
Se saprai starmi vicino,
e potremo essere diversi,
se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano,
se riusciremo ad essere "noi" in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.

Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l'un l'altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l'ultimo
se il tuo corpo canterà con il mio perché insieme è gioia...

Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto.
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    Scritta da: Giangenta
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Inquietante
    l'ambizione umana.
    Commovente
    la puerilità dei saggi.
    Infamante
    la costrizione alla religione.
    Non solo hanno censito
    la casistica dei peccati
    il militarismo della fede
    le norme della perfezione
    ma sfinimento intellettuale
    hanno preteso fornirci
    anche la gradazione
    delle formule divine.
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      Scritta da: Mario Biasiotti
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Ti amo con l'ingenuità di un bambino, ti amo con la forza di un uomo, ti amo per la volontà del mio destino, ti amo così. Più ti guardo, più ti parlo e più mi piaci. Sei la forza la ragione del mio domani sono certo dolce amor che con gioia mi darai le carezze che non ho avuto mai. Più ti guardo, più ti parlo e più mi piaci. Mi confondo e mi perdo nei tuoi baci ma se un dì sulla terra ti perderò io lo so fra le stelle, fra le stelle t'incontrerò.
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        Scritta da: Thanaty
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Or poserai per sempre,
        stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
        Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
        in noi di cari inganni,
        non che la speme, il desiderio è spento.
        Posa per sempre. Assai
        palpitasti. Non val cosa nessuna
        i moti tuoi, né di sospiri è degna
        la terra. Amaro e noia
        la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
        T'acqueta omai. Dispera
        l'ultima volta. Al gener nostro il fato
        non donò che il morire. Omai disprezza
        te, la natura, il brutto
        poter che, ascoso, a comun danno impera,
        E l'infinita vanità del tutto.
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          Scritta da: Valeria S
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Il mio funerale

          Il mio funerale partirà dal nostro cortile?
          Come mi farete scendere giù dal terzo piano?
          La bara nell'ascensore non c'entra
          e la scala è tanto stretta.

          Il cortile sarà, forse, pieno di sole, di piccioni
          forse nevicherà, i bambini giocheranno strillando
          forse sull'asfalto bagnato cadrà la pioggia
          e al solito ci saranno i bidoni per l'immondezza.

          Se mi tiran su nel furgone col viso scoperto, come usa qui,
          forse mi cadrà in fronte qualcosa di un piccione, porta fortuna,
          che ci sia o no la fanfara, i bambini accorreranno
          i bambini sono sempre curiosi dei morti.

          La finestra della nostra cucina mi seguirà con lo sguardo
          il nostro balcone mi accompagnerà col bucato steso.
          Sono stato felice in questo cortile, pienamente felice.
          Vicini miei del cortile, vi auguro lunga vita, a tutti.
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            Scritta da: Valeria S
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Anima mia

            Anima mia
            chiudi gli occhi
            piano piano
            e come s'affonda nell'acqua
            immergiti nel sonno
            nuda e vestita di bianco
            il più bello dei sogni
            ti accoglierà.
            Anima mia
            chiudi gli occhi
            piano piano
            abbandonati come nell'arco delle mie braccia
            nel tuo sonno non dimenticarmi
            chiudi gli occhi pian piano
            i tuoi occhi marroni
            dove brucia una fiamma verde
            anima mia.
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              Scritta da: asterisco
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Invece il cento c’è

              Il bambino
              è fatto di cento.

              Il bambino ha
              cento lingue
              cento mani
              cento pensieri
              cento modi di pensare
              di giocare e di parlare

              cento sempre cento
              modi di ascoltare
              di stupire di amare
              cento allegrie
              per cantare e capire

              cento mondi
              da scoprire
              cento mondi
              da inventare
              cento mondi
              da sognare.

              Il bambino ha
              cento lingue
              (e poi cento cento cento)
              ma gliene rubano novantanove.

              Gli dicono:
              di pensare senza mani
              di fare senza testa
              di ascoltare e di non parlare
              di capire senza allegrie
              di amare e di stupirsi
              solo a Pasqua e a Natale.

              Gli dicono:
              di scoprire il mondo che già c’è
              e di cento
              gliene rubano novantanove.

              Gli dicono:
              che il gioco e il lavoro
              la realtà e la fantasia
              la scienza e l’immaginazione
              il cielo e la terra
              la ragione e il sogno
              sono cose
              che non stanno insieme.

              Gli dicono insomma
              che il cento non c’è.
              Il bambino dice:
              invece il cento c’è.
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                Scritta da: Valeria S
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                A mia madre

                Poiché io ben sento che negli alti cieli
                gli angeli, bisbigliando l'uno all'altro,
                parola non trovano, fra i loro ardenti accenti,
                che sia più devota di quella di "madre"
                io già da tempo a te ho dato quel caro nome -
                a te che più che madre mi sei e che mi ricolmi
                il cuore, dove Morte t'installò, lo spirito
                liberando, al contempo, della mia Virginia.
                La mia propria madre, che così presto mi lasciò,
                non fu che di me solo madre; ma tu sei madre
                di colei che io così caramente ho amato:
                sicché a me più cara tu sei dell'altra
                per quell'infinita via per cui la mia sposa
                fu alla mia anima più cara che la vita stessa.
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                  Scritta da: Valeria S
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Un sogno dentro un sogno

                  Questo mio bacio accogli sulla fronte!
                  E, da te ora separandomi,
                  lascia che io ti dica
                  che non sbagli se pensi
                  che furono un sogno i miei giorni;
                  e, tuttavia, se la speranza volò via
                  in una notte o in un giorno,
                  in una visione o in nient'altro,
                  è forse per questo meno svanita?
                  Tutto quello che vediamo, quel che sembriamo
                  non è che un sogno dentro un sogno.

                  Sto nel fragore
                  di un lido tormentato dalla risacca,
                  stringo in una mano
                  granelli di sabbia dorata.
                  Soltanto pochi! E pur come scivolano via,
                  per le mie dita, e ricadono sul mare!
                  Ed io piango - io piango!
                  O Dio! Non potrò trattenerli con una stretta più salda?
                  O Dio! Mai potrò salvarne
                  almeno uno, dall'onda spietata?
                  Tutto quel che vediamo, quel che sembriamo
                  non è che un sogno dentro un sogno?
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