Salute & Benessere L’obesità aumenta il rischio di cancro

L’obesità aumenta il rischio di cancro

Recenti studi puntano il dito contro il peso eccessivo nell'insorgenza di tumori. L'esperta ci spiega che non sono le uniche problematiche: l'obesità è una malattia che richiede anche e soprattutto un processo psicologico per essere risolta.

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Nel corso della vita, le donne obese hanno un rischio maggiore del 40% rispetto alle altre di sviluppare sette tipi di cancro. Questo il risultato di uno studio pubblicato dal Cancer Research UK.

In un campione di 1000 donne obese, ben 274 hanno ricevuto una diagnosi tumorale legata al proprio peso, contro le 194 definite canonicamente normopeso. Una donna su quattro in forte sovrappeso presenta quindi un rischio il 40% maggiore rispetto alla media. I tumori legati al peso sono all’intestino, al seno (in menopausa), alla cistifellea, all’utero, ai reni, all’esofago e al pancreas.

Legame tra obesità e rischio di cancro.

L’aumento del rischio di sviluppare la malattia sembra essere legato alla produzione di ormoni provenienti dalle cellule adipose, tra cui gli estrogeni, che alimentano la malattia. Per quanto riguarda il Regno Unito, il 12% dei soli tumori al seno in menopausa (per un totale di 5269 donne) è da imputare all’obesità. Se invece si allarga lo spettro troviamo che nelle donne l’8.2% di tutti i tumori è causato da un eccessivo peso. Questa percentuale si dimezza (4.4%) se invece si prende la popolazione maschile.

Gli esercizi sono come un farmaco.

I ricercatori deputano l’obesità a uno stile di vita sbagliato, solo in piccola percentuale a una patologia. Nei test sui topi svolti in America dal Duke Cancer Institute si è visto che una massa tumorale cresceva più lentamente se nella gabbia c’era una ruota per fare esercizio. Il consiglio unanime dunque è quello di fare una vita più sana: non fumare, cercare di mantenere un peso forma, togliere vizi come l’alcool. È chiaro che questa non sia da imputare a soluzione del problema, ma interviene nella forbice di rischio tra un corpo normopeso e uno obeso.

Non sottovalutare la malattia. Parola all’esperta

Analisi come queste, seppur da definire un utile monito per perseguire una vita più sana, sono un campanello d’allarme per chi si occupa del legame tra peso e disturbi alimentari. Abbiamo chiesto un parere a Chiara De Nardis, presidente di Diamole Peso ONLUS, associazione che si occupa di obesità a 360° con una particolare attenzione all’aspetto sociale (uno dei progetti riguarda la discriminazione dei ragazzi nelle scuole).
L’obesità è una malattia multifattoriale e va trattata dal punto di vista clinico, ma non solo. La perdita di peso è un aspetto importante, ma non determinante, se non accompagnato da un percorso di tipo psicologico. Le comorbilità sono evidenti e questi studi sono allarmanti. Ci devono far capire che il fattore peso non è legato solo a un eccesso ponderale (portarsi dietro la massa corporea in più), ma una mina accesa che può far scattare tantissime patologie: il cancro è relativo agli studi più recenti, ma ci sono – tra le altre – implicanze cardiovascolari e respiratorie“.

associazione-diamole-peso

Il consiglio unanime della comunità scientifica è quello di riferirsi sempre a medici e strutture competenti che possano affrontare, sotto tutti gli aspetti, l’obesità, portando il paziente verso un processo di progressiva e stabile guarigione.

 

VIAdailymail

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