Il burattino pincopagliaccio
E parlava e non sapeva parlare, e diceva e non sapeva dire; non voleva che gli toccassero il tesoro che anche con la guardia del corpo lo proteggeva. E diceva che lei si doveva rassegnare, che era lui il burattino, lui il topino, e che lei lo aveva usato e poi gettato. E per poco non aveva pianto che neppure una donnina da poco si sarebbe mai comportata alla stregua. E diceva che lui sapeva, perché lui si che capiva, e a lui nessuno lo imbrogliava.
E tirava la pietra, e nascondeva la mano, e si sentiva furbo non idiota. Aveva solo quattro soldi il burattino ma si sentiva ricco e aveva paura. Ma a lui nessuno lo imbrogliava, era ridicolo ma pensava che nessuno lo sapeva. Era stupido e non voleva sentire ragione, e non voleva che la sua stupidità fosse messa in discussione. E aveva la sua compagna stretta, la caratteristica dello stupido, la presunzione. E cercava di sbrogliare i fili, ma nei fili si imbrigliava sempre più. E si mostrava felice e soddisfatto, e
col suo corpo di pezza e la sua testa di legno tutto pomposo se ne andava il ridicolo pincopagliaccio.
Composto domenica 30 novembre 2008
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