Scritto da: Andrea Manfrè

La marea


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...fuochi fatui. Nerver non si perse d'animo, sbuffò un paio di volte poi s'incamminò spedito verso la collina.
"Nerver, Nerver, non puoi andare senza di noi, non puoi lasciarci marcire sulla spiaggia: noi abbiamo bisogno del tuo aiuto, sei l'unico sopravvissuto e solo tu potrai aiutarci, solo tu, mio caro…"
Nerver continuò a camminare, continuò a scalare lo stretto sentiero che s'arrampicava fino all'abitazione, ogni tanto si voltava nella speranza che quelle presenze sparissero, oramai certo che quella catastrofe aveva segnato il suo animo. Si convinse d'esser folle Nerver e prima d'aprire la porta, girandosi, osservò con molta attenzione la spiaggia, liberò l'anima nel vento e attese che quelle presenze salissero verso la collina, salissero a cercare pace e degna sepoltura. Nulla avvenne e Nerver s'introdusse in casa, sollevò la pesante coperta e s'infilò vestito sotto le lenzuola.
Il vento s'era fatto impetuoso e la capanna traballava, tutto sembrava avvolto da una coltre di mistero all'esterno; Nerver attese, madido di sudore, attese che qualcuno bussasse alla porta, attese il viso cereo della signora corpulenta, forse attese che anche la morte bussasse alla porta.

Passò il tempo, giorni e giorni tutti uguali, il solito vento ad agitar gli steli, la stessa luna ... [segue »]

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