Scritto da: Giuseppe Chiavelli

Il marinaio e la farfalla


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Dov'è lei? Non è in biblioteca, tra le margherite appassite, nel silenzio delle parole consumate dalla memoria, tra le fredde luci delle scrivanie logorate dalla miopia di giovani studentesse indaffarate.
Non è all'ingresso nel gruppetto consueto di chiacchiericcio universitario, tra i gradini assediati da sguardi maliziosi, ricolmi di viole ingorde di polline.
Non è sul terrazzo al sole tra i girasoli, ne all'ombra della luna con le ipomee bianche, tra mattoni roventi e finestre abbagliate, chiuse.
Chiuse come lo sono le rose nei vigneti nell'attimo in cui sanno di poter sbocciare.
Chiuse da riflessi tiranni, quei riflessi che accecano lo sguardo, consentendogli di osservare solo se nasce dall'interno, e mai viceversa.
Dov'è il candore della sua bianca pelle, dov'è il suo profumo intriso dai Mari del Sud.
Dove sono gli smeraldi scogli sostanza dei suoi occhi su cui si infrange l'oceano?
Quegli occhi che ai miei sono ali di farfalla, grandi, sfuggenti, adagiati sui petali di un fiore volti ad assaporarne il nettare in un campo esposto a Sud. Dove sono?
Battito di ali, battito di ciglia, qual è la differenza se nel mezzo ci sono loro?
La cerco ovunque, chiedo ai passanti: api operaie meravigliate dalla mia tenacia, vespe agguerrite solidali, incuriosite ... [segue »]

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