Scritto da: M. Gamba

I Miserabili


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Quel giardino così abbandonato a se stesso da oltre mezzo secolo era divenuto straordinariamente incantevole. I viandanti di quarant'anni fa si fermavano per la via a contemplarlo, senza neppure immaginare i segreti ch'esso celava dietro le sue fresche e verdi profondità.
Più d'un sognatore, in quell'epoca, ha lasciato penetrare parecchie volte lo sguardo e il pensiero attraverso le sbarre dell'antica cancellata chiusa a catenaccio, contorta, vacillante, infissa in due pilastri inverditi e muscosi e bizzarramente incoronata di un frontone d'arabeschi indecifrabili. V'erano, in un angolo, una panca di pietra, una o due statue coperte di muffa e qualche pergola schiodata dal tempo, che imputridiva sul muro; del resto, né viali né aiuole e gramigna dappertutto. Il giardinaggio se n'era andato e la natura era tornata; abbondavano le male erbe, mirabile caso per un povero cantuccio di terra, e i garofani vi facevan splendida pompa. Nulla, in quel giardino, contrariava lo sforzo sacro delle cose verso la vita e la sua venerabile forza di espansione era là in casa sua. Gli alberi s'erano chinati verso i rovi che erano saliti verso gli alberi, la pianta s'era arrampicata, il ramo flesso e ciò che striscia sulla terra era salito a raggiungere ciò ... [segue »]

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