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...tutte le forze, dall'urlare di paura, paura che tu alzi un dito, una mano su di me e non per accarezzarmi, perché ne sei capace, lo so, fino a un attimo fa me l'hai provato, la tua mano era dolce e mi accarezzava la guancia, poi con le dita spostavi ripetutamente le mie ciocche sbarazzine dietro le orecchie invano. In un millesimo di secondo il tuo tono di voce è cambiato, le tue parole sono fredde, cattive e mi accusano e sembrano tutte portare a un'unica convinzione: delusione, io sono la tua più grande delusione, quando, 5 minuti fa ero la luce dei tuoi occhi, o almeno così credevo, e se in un millesimo di secondo arrivassi alle mani? Chi ti proibisce di farlo? Io di certo non mi ribello, sono qui, debole e fragile, un mucchietto di sentimenti che è appena stato preso a calci nel sedere. Passano almeno 20 anni e inaspettatamente la tua voce smette di uccidermi lentamente, le mie braccia. Che tenevo avvolte intorno al corpo per proteggermi, cadono senza forza lungo i fianchi, le lacrime si bloccano, sollevo finalmente il viso dal pavimento e tu sei lì e sei il mio papà e dici di volermi bene...
ma non so più se è vero o no...
e non voglio che mi tocchi mai più, che mi parli mai più e scappo da te, dal mio mostro sotto il letto, dalla bestia che si è impadronita di mio padre...
Composto mercoledì 27 aprile 2011

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