Scritto da: Lorenzo Bazzoni

Deca(y)des


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...paura! Seppur le vostre viscere dovessero tramutarsi in acqua, non abbiate timore! Oggi è il giorno! È giunta la ricorrenza di tutte le ricorrenze! Esorcizzeremo dalle nostre anime il vile, demoniaco desiderio di vita che ci infesta come sordido parassita e riposeremo infine nel grembo del grande Dio di tutti i Veleni!"
E così dicendo il prete levò in alto il calice sacramentale ricolmo di spumosa cicuta e lo trangugiò d'un fiato, presto imitato da tutta la congregazione che proferì un Amen blasfemo mentre la morte correva lungo le loro gole scarnificate.
Poi, nel silenzio interrotto solo dalle sorde esplosioni in avvicinamento, i suicidi uscirono dalla cattedrale in sacrilega processione, scegliendo ognuno il luogo in cui spirare, chi da solo, chi con i cari un tempo amati.
Rimasto solo nella casa sconquassata del defunto Signore, il folle prete s'adagiò sull'altare intarsiato di contorte figure unite in amplessi bestiali, immergendo il corpo e lo spirito, la mente e la carne, nel lago della decadenza, mentre piano piano scivolava nel sonno di tutti i sonni, dove la vita è sogno e i sogni sono nere teorie di cunicoli che scavano un universo agonizzante.
E mentre i suoi occhi, che avevano carbonizzato tanti cuori, si appannavano, potè scorgere ancora un ghigno crudele, stampato sul volto brulicante di piccoli insetti metallici appartenente all'abominio di tubi e acciaio contorto che, appeso ad un ramo della croce consunta come immonda scimmia biomeccanica, aveva osservato tutta la funzione con sommo divertimento.

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