Alla cappa in attesa che passi la tempesta, sulla tolda della socialità, tra congetture e la preoccupazione che un dramma sia alla porte. La nostra barca naviga in balia del vento squinternato che già spira alitando paure e quarantene. Oggi contiamo i giorni che mancano alla fine dell'algoritmo affatto predittivo che ventila quanto non comprendiamo o non consideriamo: quell'impreparazione all'eventuale che ci aggredisce e ci condanna inermi all'influenza dello sconosciuto. Noi non ci toccheremo né ci avvicineremo per un bacio, affettuoso, un abbraccio. Manterremo le distanze e nemmeno uno sponsale, nel tempo più virale, un funerale; una partita a calcio, a pallavolo. Saremo confinati. Poi tutto passerà, come fu per il peggio nel passato prossimo e remoto. Se impareremo con umanità, la scienza, la sorte che non vede, la consapevolezza che siamo, insieme, un unico teorema, con cura e l'attenzione, potremo trasformare la malattia letale in medicina, ed afferrata bene la lezione, trovare poi la vita rinnovata. Ha da passa"a nuttata.
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