Scritto da: Andrea Manfrè
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...anche le ragazze infermiere al Vecchio Pellegrini o studentesse a Mezzocannone: nel suo negozio si riuscivano a trovare i bottoni di tutti i colori e forme. Li scovava da vecchi abiti la domenica a Resine e li ordinava in alcune scatoline che aveva sotto il bancone del negozio. Solo lui era in grado di snidarli: il bottone azzurro quadrato con angoli smussati era nello stesso contenitore con un bottone rosa di raso, il bottone bianco con il nero, ma lui in due tre tentativi trovava il bottone giusto alla cliente. Il nome di don Ciccio è un'istituzione in tutta la zona della Pignasecca: non c'è donna che faccia un minimo di lavoro da sarta che non lo conosca. Il nome don Ciccio glielo hanno appioppato loro, a lui il titolo "don" non è mai piaciuto – il don si da solo ai preti e ai ricchioni – e lui non era né l'uno né l'altro, lui aveva la famiglia, era sposato con donna Teresa da 30 anni. Quello che gli dispiaceva è che i suoi figli avevano studiato e che avrebbe dovuto chiudere il negozio. Quaranta anni passati lì dentro, venti col padre e venti da solo. L'altra sera don ... [segue »]

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    Scritto da: Andrea Manfrè

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    Molto scorrevole. Complimenti all'autore
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    postato da , il
    non pensavo avessi tanta fantasia..E' scritto bene,scorre fluido anche se è troppo dettagliato per i miei gusti.Potresti unirlo agli altri racconti in un solo libro ma lasciandoli sempre come capitoli a sè stanti, come tante sfaccettature di una sola realta' (cittadina..).Ciau
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    mi unisco al commento precedente e vorrei avere informazioni in più su questo autore e quando è stato scritto il racconto. Grazie
    1
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    vivace,buona la descrizione, piacevole la lettura

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