Scritto da: ANTONIO PISTARA’

Un battito d'ali d'una farfalla parigina.

Capitolo: IX

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...non naturale, avendo tra la lingua la mia 'grossa passione'.
La tenevo per i capelli; le facevo presagire che non l'avrei penetrata, non adesso, non ora. Ella capii e continuo nel suo "lavoro" sopraffino di movenze sinuose e provocatorie con i suoi occhi che riflettevano i fuochi d'artefici di chissà quale festa riflessa dalla finestra all'esterno dell'hotel. Io ero davanti al lei, composto, come se fossi davanti a mille persone. Avevo davanti a me la donna che avevo sempre desiderato nei miei sogni e tra i miei scritti. Ora era in ginocchio e lubrificava con la sua lingua il mio membro in attesa che io esplodessi in tutta la mia passione e le regalassi il "nettare caldo d'amore" ch'ella attendeva con bramosia.
L'orologio luminescente nel letto ed ormai scarico, mostrava l'ultimo orario prima di spegnersi: erano le due della notte.
E mentre fuori intonava la canzone di "Lene Marlin - Unforgivable Sinner" io estrassi il mio membro ormai pieno di me & di lei; lei spalancò la bocca indicandomi le sue intenzioni. Le riversai tutto il mio seme nella sua bocca, riempendole la faccia di quel desiderio per troppo tempo inespresso e desiderato. Lei bevve e pulì avidamente tutto e cosi senza null'altro dire o fare cademmo in quel grande letto di seta nera e avorio che "perfetto ed immobile" aspetto invano nostri corpi mai entrati nelle sue grazie.
Quella notte fini cosi, senza parlare, aggiungere o fare altro.
Ci guardammo negli occhi e ci stringemmo l'uno all'altro e in un lungo bacio d'amore ci addormentammo stretti proferendo a quella magica notte l'unico desiderio rimasto inespresso: non lasciarci più...

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