Poesie inserite da Gianluca Ambrosino

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Scritta da: Gianluca Ambrosino

Il canto della luna

Farfalle
corteggiavano il sole
con un volo tubolare,

(rientranza poetica di una scia di profumo)

riflesso di inebrianti notti
e scogli,
acre volo di sale.

Brucia la gola dei canti,
i liquidi oscuri
e i nostri corpi,
incantesimo trasportato
da un rigagnolo d'acqua.

Erano lontane le valli
erano enormi le montagne,
sotto petali di indifferenza
passava l'organo del maestro.
Ricordi
la sua musica, era
la nostra culla.

Alcune note stonate
ma, le sue fanfare.
Come erano
rombanti, le sue fanfare,
erano i raggi del sole!

Oggi,
le farfalle
corteggiano il sole
con un volo tubolare

e, la Luna canta davanti al loro volare!
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    Scritta da: Gianluca Ambrosino

    Il cielo di Riruta

    Aculei tetti
    pungono, l'acquitrinoso
    cielo di Riruta.
    Sparsa, l'aria fredda
    fa da sentinella
    ad un sole
    che tutto asciugherà.
    Forti
    gli alberi stanno,
    nella città senza case,
    nel lavoro senza tregua.

    Formiche, si muovono
    per le vie disseminate
    mentre, la polvere
    di rosso tinge
    il capo appesantito
    da borse, grosse tanto
    da contenere
    un sogno irriconoscibile.

    Cantano gli uccelli
    mentre, rombano gli aeroplani
    in quest'atmosfera di calma.
    Quella calma
    che però non percepisci
    e frenetico vedi
    l'incessante cammino.

    Piroettano i pensieri
    assaporanti questo giorno.

    A pieni polmoni
    respiro, una forte essenza,
    sapor che non è di vita
    ma sa di sopravvivenza.
    Composta domenica 30 giugno 2002
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      Scritta da: Gianluca Ambrosino

      La lancia

      Sono una lancia
      e vibro nel vento,
      vibro
      nella tua mente
      mi attorciglio nel tuo ventre,
      sono avida di sangue.

      Sono una lancia
      inerme
      scagliata da altrui mano,
      sono io che ferisco,
      che al tuo addome ambisco,
      alla tua testa
      e a te solo schivarmi resta.

      Sono una lancia
      ma, un giorno ero
      un pezzo di legno
      ero albero
      ero ferro,
      ero l'emozione
      dell'artista che mi ha forgiato.

      Ora eccomi
      a riempire i tuoi ultimi respiri,
      eccomi
      abbracciata a te
      per sempre sarò il tuo nefasto ricordo.

      Per sempre saremo vittime di un destino!
      Composta domenica 31 marzo 2013
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        Scritta da: Gianluca Ambrosino

        I vicoli di Korogocho

        Nella plastica,
        i piedi calcano
        strade scure.

        "Padre, dove andiamo?"
        "Si va alla messa,
        dove si ricorderà
        colei che visse,
        in un mondo senza nome".

        Tra topi
        e rigagnoli di bottino,
        la sera del vento
        accarezza i nasi.

        Gomma,
        fuoco fondente
        acre odore,
        calore!

        La porta ci invita
        sorridente, "Karibu"
        e noi, entriam nel mortal loco
        ove, un bambino, orfano
        fa festa prima della messa.

        La salma
        oggi tornerà
        all'originale casa,
        così vuole la sua tribù
        quindi, si festeggi
        ora sotto questo scuro blu.

        Luci soffuse,
        una voce in Kiswayli
        ed una scadente traduzione in inglese
        mentre, sotto la luna
        scorgo, gli occhi
        ora tristi
        di un ragazzo senza madre
        dal futuro
        che ha poche diottrie
        e non vede al di la
        del giorno passato!

        La lampada ad olio
        canta con noi
        le tristi odi.

        Mentre le luci
        mettono ombra sui nostri visi,
        pallida la Luna
        getta una lacrima.

        I fumi inondano
        i vicoli di Korogocho,
        in questa nebbia
        che attanaglia la gola,
        occhi
        di velluto tenero
        si induriscono
        in un rituale infinito!
        Composta venerdì 30 novembre 2001
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          Scritta da: Gianluca Ambrosino

          A mezzogiorno

          Sulla riva di un mare,
          che vide bagnarsi
          il mio corpo bambino,
          mentre il profumo
          acre, di pini e di primaverili fiori
          ormai in odor d'estate,
          fa sbocciare una lacrima
          agli angoli dei miei occhi,
          con le mani tento
          di trattenere un po' di quel mare
          per riversarmi
          nella saggezza dei ricordi.

          Ma d'un tratto,
          dal suo specchio scorgo
          il volto di mia figlia
          e la fertile pancia
          di mia moglie!
          Composta martedì 18 giugno 2013
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            Scritta da: Gianluca Ambrosino

            Shanghai

            Quel poco di verde
            pallido splende,
            tra i grigi grattaceli
            di una metropoli
            che divora se stessa.
            Una città
            che, come chi la governa,
            gioca con la propria storia
            come un monello
            gioca con un gattino
            gettandolo da un dirupo.

            Una Cina che muore
            ogni giorno nello smog,
            dove dei templi bubbisti
            sembrano usciti da Disneyland
            e la tristezza incombe
            tra le rose,
            di una vecchia ormai stanca
            di chiedere sexy massaggi.

            Nella città
            distrattamente definita
            "La prla d'oriente"
            ho trovato molta tristezza
            imbellettata da Felicità.
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              Scritta da: Gianluca Ambrosino

              Passione

              Come un'arancia,
              dal nettare dolce
              unisco, le mie labbra
              su di una polpa ombrosa
              dal sottile sapore.
              Caldamente
              le mie mani cercano
              quel frutto
              che, proibito scorre
              davanti agli occhi.
              Salvo,
              nella mia mente
              grande si sfalda
              ogni passione.
              Ma stuzzico
              i pensieri con un filo.
              Non rimane che giacere,
              come dopo l'affascinante
              lotta di due corpi,
              con un filo di fiato!
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                Scritta da: Gianluca Ambrosino
                Densa come l'olio,
                Inaspettata, come certi ospiti.
                Saggia come un folle e
                Potente come una cascata d'acqua,
                Eremita involontaria.
                Ruggente, come una tigre nel deserto,
                Avvolgente come la nebbia
                Zelante oltre ogni ragione
                Ignara, come un bambino.
                Opprimente come l'afa e
                Naturale come l'aria.
                Esagerata, come la Morte!
                Composta lunedì 4 febbraio 2013
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                  Scritta da: Gianluca Ambrosino

                  Uno. Nessuno. Centomila. (... ovvero, sogni d'onnipotenza)

                  Io
                  sono prima di tutto io,
                  certo è che
                  per qualcuno sono
                  un emerito sconosciuto,
                  anzi
                  ignora persino la mia esistenza!
                  Me il bello viene quando
                  penso, che
                  per mio padre e mia madre
                  sono loro figlio,
                  per alcuni un fratello,
                  per alcuni un cugino, un amico, un vicino

                  per altri ancora sono un collega,
                  l'amico di un collega
                  sono il figlio di mio padre e di mia madre

                  sono uno che fa la mia professione
                  sono un ex studente
                  sono un dottore in scienze politiche
                  un paziente d'ospedale
                  un padre in attesa di vedere il figlio
                  e così via,
                  si moltiplicano le mie identità,
                  quasi all'infinito

                  forse

                  è proprio per questo
                  strano pensiero
                  che qualcuno
                  confonde sovente
                  le varie identificazioni del suo io
                  con l'essere onnipotente!
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                    Scritta da: Gianluca Ambrosino

                    La Bufera (canzone non rivoluzionaria)

                    Il vento,
                    alzò la sua potente bocca
                    che a stento,
                    riuscimmo a vedere il colore
                    delle foglie, volanti
                    nel cielo incolore
                    dove dei saggi
                    o forse dei Santi
                    scendevano per dare lezione.

                    Ricordo gli stomaci
                    di tutti, pesanti,
                    ricordo quell'infausto
                    magone, non vi erano prìncipi
                    a salvare fanciulle
                    su di un castello,
                    ma solo le briciole
                    di un gatto mammone,
                    anch'esso spaventato
                    da tanta confusione.

                    Per tutti pesava un fardello,
                    ma il carico
                    pareva ad altri destinato,
                    ognuno andava avanti
                    sentendosi stanco
                    del solo fatto
                    di essersi lamentato.

                    Il pozzo si faceva
                    sempre più profondo
                    ma al posto dell'acqua,
                    salivan lacrime salate,
                    e la gente a bocca torta
                    si dissetava
                    guardava il cielo
                    e si disgustava.
                    A letto,
                    nell'oscurità,
                    poi tutto
                    passava.

                    Ma il giorno
                    in agguato, voleva destare
                    queste anime arrabbiate
                    con il sole,
                    troppo lucente da guardare!
                    In uno scantinato
                    cercavano i ricordi
                    e ostentavano ricchezza
                    spolverando Tradizioni,
                    troppo dolorose
                    da abbandonare.

                    Il cavallo del cambiamento
                    nitriva, spazientito
                    sotto un quadro di Gandhi
                    che stupito inorridiva,
                    e alle loro spalle
                    irritato si divertiva.

                    Ricordo le armi
                    invocate da chi,
                    con tasche gonfie,
                    si vestiva coprendosi
                    di arie tronfie.

                    Parlavano di rivoluzione
                    e poi morti
                    contro morti
                    e violenza, contro
                    le violente persone.

                    Mentre le nuvole
                    attorcigliarono il mondo,
                    e Socrate morì
                    bevendo Coca - Cola,
                    il venditore di ombrelli
                    si fece tondo tondo.

                    Tonda fu pure
                    quella colomba che vola
                    dalla finestra
                    di una piazza, e
                    distilla parole
                    come oro (finto) in una tazza.

                    Ma non una parola
                    per il mendicante muto
                    che urla ma non parla
                    e intanto stringe stretto
                    la sua anima, che franca
                    vuole farla.

                    La codardia,
                    nascosta da virtù,
                    pose una pietra
                    sugli occhi della terrazza
                    e volò
                    su di una nuvola.

                    La gente
                    inerme nella piazza,
                    salutò l'enorme
                    volatile confusione,
                    un po' stravolta,
                    per l'esperienza persa
                    ma cortese,
                    stringendosi in sincera comunione,
                    gli occhi fissi
                    l'un l'altra
                    come a non voler perdere
                    questa insolita occasione;
                    dai propri umani gesti
                    iniziò la sola vera
                    Rivoluzione!
                    Composta mercoledì 2 gennaio 2013
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